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sabato, 19 Aprile 2025

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RSA Pratovecchio: anziani infettati, ma non ammalati

Dieci ospiti della Rsa di Pratovecchio Stia sono risultati positivi. Tre sono stati trasferiti in una Rsa Covid mentre gli altri sono stati isolati all’interno della struttura e verranno tra poco anch’essi trasferiti. Tutti sono asintomatici e tutti avevano già fatto il vaccino: prima e seconda dose. Quest’ultima da 35 giorni. I tamponi sono stati inviati al laboratorio per il sequenziamento e quindi per verificare se siamo di fronte ad una delle due varianti che finora si sono manifestate nella provincia di Arezzo: inglese o brasiliana.

“Il primo elemento da mettere in rilievo – commenta Danilo Tacconi, Direttore di Malattie infettive al San Donato – è che questi positivi sono asintomatici. Questo conferma che in determinati casi chi ha concluso il ciclo vaccinale può prendere l’infezione ma è protetto dalla malattia. La possibilità dell’infezione è più forte in caso di variante rispetto a quella del primo ceppo che abbiamo registrato”.
Sono ormai numerosi i casi in Italia di vaccinati che poi si sono infettati. “E’ evidente che la vaccinazione – commenta Tacconi – non deve assolutamente indurre ad abbandonare le misure di precauzioni. Nel caso del vaccino Pfizer, quello somministrato agli ospiti Rsa, la protezione scatta 15 giorni dalla seconda dose ed è dalla malattia, soprattutto dagli effetti più gravi di essa: non a caso gli ospiti della Rsa di Pratovecchio Stia sono asintomatici. Altro elemento che deve indurre tutti a continuare ad applicare le norme di prevenzione è che il vaccinato che contrae l’infezione, può ovviamente trasmetterla ad altri”. Il vaccino non è quindi un “passaporto” per lasciarsi alle spalle cautele e prevenzioni ma un fondamentale strumento per evitare di ammalarsi. (Fonte: ASL Sud Est Toscana)

“Contagiarsi, anche dopo avere ricevuto la seconda somministrazione, non significa automaticamente che il vaccino è stato poco efficace”, ha spiegato il direttore scientifico Massimo Andreoni, virologo del Policlinico Tor Vergata. “In tutti i casi che abbiamo preso in esame finora, ci siamo trovati davanti a persone completamente asintomatiche”. Il direttore della UOC Malattie Infettive al Policlinico Tor Vergata di Roma ha, infatti, offerto un quadro della situazione in cui si evince come tutti gli scenari siano, in un certo senso, sotto il controllo della medicina e della scienza.Una spiegazione dei temi più attuali che contribuisce a spegnere diversi allarmismi verso quella che è e resta l’arma più efficace contro il virus: appunto la vaccinazione. Nessun allarmismo quindi, riguardo al fatto che alcuni sanitari abbiano avuto positività al coronavirus dopo essere stati vaccinati. “Il vaccino, ha precisato l’infettivologo, non è che ci crea uno scudo per cui il virus non entra più dentro di noi. Il virus entra dentro di noi, fa pochissime replicazioni perché, a quel punto, viene bloccato dagli anticorpi che si sono formati grazie alla vaccinazione. Se noi andiamo a fare il tampone in queste persone, in quel momento, troviamo delle positività che però non hanno nessuna rilevanza nei confronti della malattia, sono tutte persone che non la sviluppano. E molto probabilmente, su questo uso il condizionale perché abbiamo bisogno di dati, non sono persone che sono in grado di infettare proprio perché, avendo poche replicazioni, il virus non riesce a raggiungere quelle quantità tali da poter essere trasmesso”. (Fonte: La Repubblica)

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