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domenica, 22 Dicembre 2024

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Sanità e Punto Nascita, intervista esclusiva al Sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli

Ghinelli

di Mauro Meschini – Nel giorno in cui erano chiamati a sottoscrivere i Patti Territoriali con la ASL, aveva inviato una lettera ai sindaci casentinesi affermando che la decisione di una eventuale chiusura del Punto Nascita di Bibbiena avrebbe dovuto essere prima discussa nella Conferenza dei Sindaci Provinciale. Questo aveva provocato reazioni e polemiche nei confronti del Sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli che, per l’incarico che ricopre, anche nella nuova organizzazione di Area Vasta avrà sicuramente un ruolo centrale. Per tutte queste ragioni abbiamo ritenuto opportuno approfondire con lui alcuni temi, non solo legati alle conseguenze della chiusura del Punto Nascita di Bibbiena, ma più in generale strettamente connessi con la  politica sanitaria regionale.

Sindaco Ghinelli perché ha ritenuto opportuno chiedere ufficialmente ai sindaci casentinesi di sospendere la decisione di chiudere il Punto Nascita dell’Ospedale del Casentino?
«Non si è trattato unicamente di una questione di opportunità, ma anche di un intervento reso necessario dall’esercizio del ruolo di Sindaco del Comune di Arezzo. La chiusura nel Punto Nascita dell’Ospedale di Bibbiena non è una decisione i cui riflessi impattano solo ed esclusivamente sui cittadini del Casentino e sulle istituzioni che li rappresentano, ma coinvolge anche il Comune capoluogo. E tengo a precisare che se è vero che il percorso che ha portato alla scelta di chiudere il Punto Nascita è stato molto lungo, allora c’è stata sicuramente mancanza di condivisione sia con il Comune di Arezzo sia con gli altri Comuni dell’Area Aretina».
Lei personalmente condivide questa decisione? Perché?
«Assolutamente no. Sia perché non abbiamo avuto alcun tipo di informazione, sia perché Arezzo con il suo presidio ospedaliero vedrà allargarsi, almeno per la neonatologia, il suo bacino d’utenza e conseguentemente il numero di degenze».
In caso di conferma di questa decisione ci potrebbero essere quindi ripercussioni negative in particolare sull’Ospedale San Donato di Arezzo?
«Ritengo proprio di sì. È oggettivo che tutti i parti che prima venivano fatti presso l’ospedale di Bibbiena, adesso si svolgeranno al San Donato di Arezzo. Il reparto di neonatologia dovrà farsi carico di un’affluenza molto maggiore, che potrebbe creare criticità sia per gli utenti che per gli operatori sanitari».
Con la nuova organizzazione in Aree Vaste quale ruolo svolge e quanto può pesare sulle decisioni la Conferenza Provinciale dei Sindaci sulla Sanità di cui è presidente?
«Anzitutto non si parlerà più di Conferenza Provinciale dei Sindaci, ma di Conferenza Aziendale dei Sindaci, riferita all’Azienda USL dell’Area Vasta Toscana Sud Est, che comprende sostanzialmente le provincie di Arezzo, Siena e Grosseto. Come si strutturerà e quali saranno le regole di funzionamento è presto per dirlo; di sicuro svolgerà le funzioni di pianificazione in ambito sanitario che prima erano proprie della Conferenza Provinciale dei Sindaci. Con un’unica certezza: l’area di riferimento sarà molto più “vasta” e soprattutto diversificata. Le esigenze, che i vari rappresentanti del territorio esprimeranno, saranno difficilmente ricondotte ad una sintesi che possa valorizzare le peculiarità, ma soprattutto ci sarà il rischio che le punte di eccellenza territoriali siano “diluite”».
Nonostante forti contrasti anche da parte della cittadinanza i sindaci casentinesi e la ASL hanno firmato i patti territoriali. Lei ha comunque dichiarato che inserirà all’ordine del giorno della prossima Conferenza il tema del Punto Nascita dell’Ospedale di Bibbiena. Cosa concretamente può essere ancora fatto per cambiare quanto sottoscritto?
«Anche se non potesse essere apportato alcun cambiamento, ritengo doveroso che la ASL e il direttore generale, Enrico Desideri, diano contezza dei numeri e della organizzazione futura. Per il Casentino i sindaci hanno acconsentito alla chiusura del Punto Nascita; io non posso che limitarmi a dire che al loro posto non avrei accettato. Da Sindaco di Arezzo intendo però sapere cosa cambia e quali sono le conseguenze per i miei concittadini, e soprattutto avere garanzie che l’attuale livello dei servizi non diminuisca».
Quale è la situazione della sanità aretina?
«La sanità aretina, un tempo punta di diamante della Sanità Toscana in molti dei suoi servizi, è oggi fortemente penalizzata dal consistente ridimensionamento degli stessi, che è la conseguenza dei tagli orizzontali strutturati».
Quale è il suo giudizio sulle politiche sanitarie che la Regione sta portando avanti, non solo in Provincia di Arezzo, ma in tutta la Toscana? Ritiene che siano necessarie delle correzioni? Quali?
«Contesto, da sempre, il disegno di Area Vasta. Arezzo è stata ed è tuttora un’eccellenza in campo sanitario, è all’avanguardia nell’erogazione dei servizi sanitari. Non lo sono altrettanto Grosseto e Siena. Ma stiamo andando verso un sistema di compensazione dal quale Arezzo potrà subirne solo conseguenze negative, con un peggioramento dei servizi, in funzione di un aumento della qualità a Siena e Grosseto per pareggiare la situazione nelle tre realtà dell’Area Vasta. Questo è inaccettabile in quanto al primo posto sta la salute dei cittadini, che può essere garantita solo con un sistema basato sull’eccellenza come quello di Arezzo. In questo contesto l’unica correzione possibile potrebbe essere quella di un inversione di rotta rispetto all’allontanamento dei centri decisionali dal territorio; una strada opposta a quella che la Regione Toscana, con la recente legge sul riordino dell’assetto istituzionale ed organizzativo del sistema sanitario regionale, ha scelto di intraprendere».

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