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lunedì, 25 Novembre 2024

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«Scelte politiche»… e questa volta senza nessuna diretta social

di Mauro Meschini – Il mese di marzo è iniziato in Casentino con una brutta e triste giornata. Soprattutto per quattro ospiti dei Centri di Socializzazione che, da quel giorno, non hanno più potuto partecipare alle attività del centro Tangram di Rassina, gestito dall’Unione di Comuni, perché, essendo residenti nel Comune di Bibbiena, devono adesso obbligatoriamente fruire dei servizi che il loro Comune dal 2014 ha deciso autonomamente di aprire.

In quella mattina abbiamo voluti essere testimoni diretti di quello che stava accadendo e ci siamo trovati con i familiari delle persone escluse dal servizio proprio davanti al Centro Tangram di Rassina. Di fronte a noi, e a loro, una porta chiusa e la sola presenza di una pattuglia di carabinieri che stava cercando di capire cosa stava succedendo. Nessuno dei tanti sindaci e amministratori del Casentino si è presentato nonostante in alcuni casi fossero stati personalmente contattati. Alla fine è arrivata Daniela Nocentini, la responsabile dei Servizi Sociali dell’Unione dei Comuni, per parlare con i familiari.

Giuliana Nocentini, dell’associazione Agaph, ci ha poi brevemente sintetizzato le varie fasi di questa vicenda iniziata molti anni fa.
«Il Comune avrebbe voluto che tutti gli ospiti residenti a Bibbiena si spostassero nel nuovo centro, senza tenere in considerazione nessun diritto di scelta e di percorso terapeutico. Dopo 20, 30, 40 anni avrebbero voluto spostare queste persone come pacchi… Dal 2014 le persone oggi escluse hanno continuato a frequentare il Tangram di Rassina perché era in corso una causa durata fino alla scorsa estate quando il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune di Bibbiena. Dall’estate ad oggi la situazione si è trascinata e sinceramente sembrava incredibile che in una valle come il Casentino non fosse possibile trovare una soluzione per quattro persone…. Davvero sembra incredibile essere arrivati a questo punto, pensavamo davvero che la politica avesse un po’ più di sensibilità e che non si sarebbe limitata a fare la guerra tra i tanti orticelli dei singoli comuni. Se c’era la volontà di aprire il servizio a Bibbiena poteva essere dedicato ai nuovi inserimenti… In questa vicenda anche la ASL è stata assente, ma la parte sanitaria è importante in questo tipo di servizi, tutti i ragazzi hanno il loro PAI (Piano Assistenziale Individualizzato) che prevede determinate attività che devono essere realizzate in determinati tempi e modi, questi piani devono essere rispettati…».

Anche Anna Raffi, madre di un ospite del centro, in quella mattina ci ha proposto il suo pensiero. «Il Comune di Bibbiena ci aveva proposto il nuovo centro che ha però degli orari limitati a qualche ora, questo non ci aiuta. Inoltre i nostri ragazzi vengono qua da decine di anni e non si può sconvolgere le loro vite spostandoli in una struttura dove non conoscono né gli altri ospiti né il contesto…».

Nei giorni seguenti abbiamo continuato a seguire la vicenda contattando Bruno Boschi, fratello di uno degli ospiti del Tangram, che ci ha aggiornato su quello che stava accadendo.
«Fino ad ora, con la scusa del Covid, abbiamo raccontato a mio fratello che per adesso non è possibile tornare negli spazi del Tangram che ha sempre utilizzato… certamente sarebbe molto più difficile e pesante dover spiegare che, dopo tanti anni, potrebbe lasciare quel luogo e le persone a lui familiari per andare in uno spazio diverso e con estranei. Per fortuna, grazie alla cooperativa l’Albero e la Rua, che gestisce il servizio Tangram, in questi giorni è stato possibile individuare uno spazio dove questi ospiti possono, almeno per circa un mese, continuare ad andare usufruendo del servizio di trasporto e mensa. L’orario è un po’ più limitato ma è comunque un aiuto, sperando si arrivi a breve ad una soluzione… Comunque per le famiglie questa interruzione del servizio ha già comportato la necessità, a proprie spese, di fare ricorso ad altri perché queste persone non possono essere mai lasciate sole…».

La situazione è andata avanti così fino alla metà del mese di marzo, senza che nessuno dell’Amministrazione di Bibbiena o di altri comuni sia mai andato a fare visita ai quattro ospiti temporaneamente accolti al piano terra del Centro di socializzazione di Rassina. Poi è arrivata la convocazione per le famiglie, come ci ha raccontato ancora Bruno Boschi.
«Dopo giorni di silenzio ci ha convocato il Comune di Bibbiena. Non li avevamo mai incontrati perché il nostro obiettivo è sempre stato uno solo, continuare ad andare al Tangram. All’incontro era presente anche il personale della cooperativa che gestisce il Centro di Bibbiena, oltre al sindaco, all’assessore al sociale, all’assistente sociale. Ci sono state illustrate le modalità di funzionamento del servizio e le attività svolte… e noi ci siamo presi qualche giorno di tempo per riflettere e dare una risposta…».

In breve, come giudicate quanto è stato proposto?
«Siamo rasserenati dal fatto che, per quanto abbiamo ascoltato, il servizio potrà essere simile a quello proposto a Rassina. A Bibbiena poi la presenza del progetto sul “Dopo di Noi” (promosso grazie e su iniziativa della famiglia Tarchi, n.d.r.), può rappresentare un elemento positivo… ora però il discorso da fare è questo, come ho suggerito agli altri parenti e anche a mia madre: bisogna mettere al centro l’interesse di questi ragazzi, in mezzo ad una strada non si possono lasciare, perché non è giusto e perché andrebbero perduti i pochi o tanti progressi che hanno fatto nel corso degli anni… Bisogna essere più realisti del re e prendere atto che ora altre alternative non le abbiamo. O si accetta l’offerta di Bibbiena o siamo a piedi. I posti sono quelli… e se aspettiamo troppo rischiamo di perderli. Anche perché, come ci hanno ripetuto, questi non sono servizi obbligatori e le Amministrazioni potrebbero anche decidere di cancellarli a loro discrezione… Quindi noi, per certi aspetti a malincuore, dovremo accettare questa loro offerta… ci sarà un percorso di inserimento su cui abbiamo fatto delle richieste abbastanza chiare. L’idea sarebbe di iniziare un’attività di conoscenza, prima degli operatori e poi del nuovo Centro, mentre i nostri familiari continuano a utilizzare gli spazi del Tangram di Rassina per tutto il tempo che sarà necessario. Il personale della cooperativa non ci può garantire che i ragazzi accetteranno al 100% il cambiamento, ma di sicuro faranno tutto quello che è possibile fare… noi comunque la domanda l’abbiamo posta: “nel caso che uno dei nostri ragazzi, nonostante la buona volontà e l’impegno da parte di tutti, non accettasse il cambiamento… cosa succede?”… Io ho evitato di fare polemiche ma qualche cosa la devo fare presente perché, al di là della sentenza del Consiglio di Stato, se noi siamo arrivati a questo punto è perché un giorno il Comune di Bibbiena ha deciso di uscire dalla gestione dei servizi associati con l’Unione. Forse hanno pensato a possibili risparmi, ma una cosa del genere la puoi fare per la polizia municipale, per il SUAP, ma sul sociale no. Sul sociale non puoi privilegiare il risparmio, anche se ci fosse… ma a quale prezzo umano?… A che prezzo?… In più, anche se c’è la sentenza nessuno vieterebbe oggi all’Amministrazione comunale di Bibbiena di rimettere in discussione tutto con l’Unione e riassociare la gestione di questi centri. Sarebbero risolti i problemi di tutti, ma è solo una volontà politica, una scelta…»

Una scelta politica che a Bibbiena considerano irrinunciabile
«Si, ma questo può cambiare… anche se forse cambiare idea richiede uno sforzo che a livello politico non viene considerato e non paga… o forse sono troppo coinvolto e non riesco a vedere qualcosa che per gli altri è chiaro…».

Forse il problema principale è che qui si tratta solo di quattro persone, se fossero state cinquanta le cose potevano essere diverse… fare i forti nei confronti di pochi è facile e mgari tnee la storia lontana dai riflettori… Nessuno ha fatto dirette social su un tema che riguardava “solo” quattro persone….
«No, assolutamente…».

I numeri permettevano di portare avanti questa scelta….
«Si, alla fine credo sia stato un cinico calcolo… Ci tengo ad aggiungere una cosa. Il personale del Centro Tangram di Rassina è devastato. Sono stato ad aggiornare anche loro quando ho accompagnato mio fratello, un’operatrice stava piangendo mentre raccontavo quanto era successo. Nessuno se ne fa una ragione…. Coscienti però che quello a cui bisogna pensare è il bene di questi ragazzi… e magari riusciranno davvero ad adattarsi e ad accettare i cambiamenti…».

Questo lo potremo dire tra un po’ di tempo, forse un anno, allora si potrà dire “è andata bene”…
«Adesso, quello che non riesco a vedere è un vincitore in questa storia. Non c’è, c’è un’infinità di perdenti e in più quattro famiglie che sono moralmente bastonate… Era l’unica scelta che avevamo fatto, per mille motivi, in un contesto e in una vita complicati…».

E adesso?
«Adesso se ti fanno un’offerta equivalente a quella che frequentavamo non possiamo dire di no…».

L’ostacolo maggiore e le titubanze sono legate al fatto di non sapere quali conseguenze questo cambiamento potrà avere. Questo è un punto interrogativo…
«Esatto… io parlo per mio fratello perché lo conosco, ma spero di poterlo dire anche per gli altri. Credo e spero che prima o poi l’adattamento ci sarà… lo voglio sperare perché sarebbe un ulteriore problema…».

C’era davvero bisogno di fare questa scelta così impattante?
«È caduta dall’alto. Si poteva evitare dall’inizio, si poteva evitare quando c’è stata la sentenza, si può evitare ora…. Sono state fatte scelte che si ripercuotono su chi non ha colpa. Su questo non ci sono dubbi… Abbiamo preso contatto con dei legali che si occupano principalmente di diritti dei disabili perché a questo punto voglio oggettivamente capire cosa deve essere riconosciuto per diritto e anche in queste vicenda quale ruolo dovrebbe e potrebbe avere la ASL, per adesso grande assente… ma sono cose che richiedono tempo… questa è una strada che può essere percorsa separatamente, ma non serve adesso per risolvere la situazione».

Non crediamo ci sia altro da aggiungere. Chi ha fatto queste scelte si assumerà le proprie responsabilità. Siamo però consapevoli del fatto che ciò, purtroppo, non aiuterà i protagonisti di questa vicenda, gli unici a cui nessuno ha chiesto cosa avrebbero preferito.
A loro e alle famiglie coinvolte in questa brutta e triste storia auguriamo di superare presto questo complicato momento, rinnovando la nostra disponibilità ad aiutarli a far sentire in ogni occasione la loro voce.

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