di Gemma Bui – Per il viaggiatore aretino che decida di organizzare una gita estiva in Casentino, la principale fonte di informazione sulle mete da scegliere rimane sempre, storicamente, quella del passaparola: tanto che provenga da un concittadino più informato, quanto da qualche amico “local” casentinese. La preparazione dell’itinerario viaggia di conseguenza sull’onda dell’improvvisazione e dell’entusiasmo del momento: il bello del viaggiare in Casentino sta proprio qui, nel fatto che spesso non ci impone di fare programmi. Ormai sappiamo che, da Arezzo, le mete marittime più vicine distano comunque sempre non meno di due ore di viaggio; e sappiamo pure che, negli ultimi anni, sembra faccia troppo caldo anche per andare al mare.
Un Ferragosto da “alternativi” per antonomasia – anche se, va detto, ormai sempre meno – è quello trascorso al fresco del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, per esempio a Chiusi della Verna. Una prima curiosità, da scorgere lungo il tragitto per arrivare in vetta, è la Fontana Campari: una delle sole tre rimaste oggi in tutta Italia, delle trenta originarie ideate negli Anni ‘30 da Davide Campari e realizzate dallo scultore fiorentino Giuseppe Gronchi, al fine di pubblicizzare l’iconico bitter in una delle campagne di marketing più visionarie che il nostro paese ricordi. Una volta arrivati a La Verna, tre sono le tappe principali: una passeggiata con visita al Santuario, luogo di impareggiabile spiritualità, bellezza artistica e naturalistica (pensiamo alle opere di Andrea Della Robbia qui situate, o al misticismo della Grotta di San Francesco), poi il pranzo alla Foresteria (presso cui è possibile anche pernottare, per chi abbia in programma soggiorni più lunghi), infine un po’ di shopping al Botteghino, dove è possibile acquistare liquori, tisane, marmellate, caramelle e molto altro.
Poco distante da La Verna troviamo Camaldoli, con il monastero benedettino fondato da San Romualdo, l’eremo con la sua cella e l’Antica Farmacia dei Monaci Camaldolesi, dove poter comprare libri, prodotti alimentari e cosmetici. Obbligatoria una merenda alla “Schiaccieria”. Dopo mangiato (ma ricordatevi di aspettare sempre almeno due ore per digerire, vi direbbe vostra nonna…) a pochi minuti di auto, un’altra meta gettonatissima, specie tra i più giovani, per nulla spaventati dalle basse temperature dell’acqua: parliamo ovviamente delle piscine naturali (per gli amici, “pozze”) del Fiume Corsalone, il cui punto di ritrovo più famoso è sicuramente il Ponte Rosso, sito sempre all’interno del Comune di Chiusi della Verna.
Di fronte al monte della Verna svetta, in tutta la sua imponente austerità, il Pratomagno (citato anche da Dante nel Canto V del Purgatorio: “Indi la valle, come ‘l di fu spento, | da Pratomagno al gran giogo coperse | di nebbia; e ‘l ciel di sopra fece intento…”): l’alternativa ideale per i più sportivi, che possono avventurarsi – potendo scegliere tra svariati sentieri – in una camminata fino alla leggendaria Croce, costruita in onore di San Francesco nell’anno 1928 (qui, le notti stellate sono veramente da mozzare il fiato). Se il Pratomagno affaccia sul Valdarno, come meta montana per chi viene dalla Valtiberina si consiglia il Valico dello Spino, con l’Alpe della Luna e una pausa rigenerante allo Stop&Go.
Sulla via del ritorno, una visita al Castello Medievale dei Conti Guidi a Poppi, dove è possibile rivivere e immedesimarsi nell’atmosfera che accompagnò la ormai leggendaria Battaglia di Campaldino, al cui interno troviamo anche una grande Biblioteca, con successiva cena in uno dei tanti locali della vallata dove è possibile gustare le specialità del territorio a iniziare da un gustoso e impareggiabile piatto di tortelli (conditi a piacere come più preferite…).
È giunta l’ora di tornare nel caldo cittadino, la giornata di vacanze è ormai alle spalle e sta già arrivando un po’ di quella dolce nostalgia che solo i viaggi di ritorno sanno dare… Ma gli occhi e la mente rimangono pieni delle splendide cartoline del Casentino, che, pur essendo a due passi da casa, ogni volta è capace di stupirci con la sua bellezza, rimanendo al contempo chiuso nel suo stupefacente mistero. Un tesoro da (ri)conoscere, ma anche da proteggere. Come è giusto che sia.
Disegni tratti dal volume “Il Casentino e la sua storia” di Ella Noyes, illustrazioni di Dora Noyes, traduzione di Amerigo Citernesi, Fruska, 2000