di Cristina Li – Tanti sono i gruppi musicali esordienti in questi ultimi anni, soprattutto quando il sole e le lucertole escono allo scoperto (d’estate, per intendersi). Il gruppo che sto per presentarvi ha, però, qualcosa di estremamente particolare: siete abituati alla dominanza del genere maschile, ma, questa volta, la novità è tutta al femminile! Sto parlando delle SHE ROCK KATE, nate nel gennaio 2013 da una “malsana idea” della cantante e chitarrista acustica Laura Falcioni (in arte Lalla Vox), la quale, come specificato nella loro presentazione, in una sera d’ottobre, con birra, long Island e patatine, ha definito il progetto con Elisa Rialti (Elly), tastiera e coro, e Perla Castigli (Pearl), basso. La formazione si è completata, poi, con l’arrivo di Kety Argentelli (Kets), chitarra elettrica, e Giada Castigli (Giadini), batteria.
Così, le She Rock Kate hanno dato vita a un nuovo gruppo, dedicandosi, per il momento, a cover di canzoni famose di vario genere, con il fine di creare un ambiente che amalgami passione, amicizia e condivisione, necessari per un buon lavoro di squadra. La loro ambizione per il futuro, forse prossima alla realizzazione, è di scrivere qualcosa di proprio, targato “SRK”. Per conoscerle meglio, ho fatto loro un’intervista, durante la quale si sono mostrate più unite che mai.
Cosa vi contraddistingue dalle altre band esordienti?
«Non è facile trovare un gruppo di sole donne e questo è un elemento che colpisce e istiga la curiosità di organizzatori e pubblico. In quanto tali, abbiamo deciso di fare cover unicamente di artiste femminili. Non è stato semplice selezionare in tal modo la musica, ma, talvolta, adottiamo un metodo che sembra essere molto efficace: facciamo mash-up di canzoni anche completamente diverse l’una dall’altra, ma il risultato finale rende, grazie anche all’importanza che diamo all’impatto visivo, con i numerosi cambi di costume e intrattenimenti vari.
Cerchiamo di fare uno spettacolo completo: non vogliamo salire sul palco e fare semplicemente la scaletta prestabilita e concludere ringraziando il pubblico; abbiamo uno spettacolo che riempie ogni secondo sotto tutti gli aspetti e un abbigliamento stravagante: apriamo lo show con quella che consideriamo, forse, la nostra divisa, composta da una maschera dorata, un accappatoio e un paio di stivali da pioggia color fuxia.
Ovviamente, la scelta di tali accessori ha un senso: quella degli stivali, ad esempio, è dovuta alla canzone d’apertura della nostra scaletta, “these boots are made for walking” di Nancy Sinatra. In genere, cerchiamo di dare un tema a ogni canzone che cantiamo: ad esempio, per “Zombie” abbiamo la maschera dorata, tratta dal video dei The Cranberries. Non è, ovviamente, un cambio del costume completo, ma solo di alcuni accessori ».
Parlatemi della “vostra” musica
«Ci stiamo ancora conoscendo e approfittiamo di questo periodo iniziale per farlo per bene. Arriviamo da background differenti, forse simili, ma mai uguali. Ancora non abbiamo in comune specifici artisti preferiti e nemmeno quelli a cui ci ispiriamo di più; trattiamo qualsiasi genere, dal rock al pop. Suoniamo musica che è ed è stata tra le hit, quindi musica conosciuta, e questo attira ancora di più l’attenzione, sebbene cerchiamo sempre di stare attente a non finire sul banale.
Il mash-up è un metodo ottimo per unire canzoni più conosciute con quelle meno conosciute, per attirare il pubblico, ma anche per indurlo a scoprire nuovi generi che noi stesse stiamo ancora scoprendo. Puntiamo a un repertorio nazionale, ma anche internazionale: le canzoni col testo in inglese offrono molta più scelta, ma, in fondo, siamo italiane. Cerchiamo di riadattare ogni canzone per renderle più accattivanti, più adatto ai giorni nostri »
Cosa vi unisce?
«Come prima cosa, il nostro nome: dopo una lunga ricerca, un giorno, è uscita fuori l’idea delle “SHE ROCK KATE”, frase insensata in inglese ma simpatica da leggere in italiano: “SCIROCCATE”. È iniziata, così, la nostra avventura: un divertimento, un passatempo e non un lavoro, anche se ora, per come stanno andando le cose, ci speriamo e ci crediamo sempre di più.
È un piacere ritrovarsi a fare le prove e, cosa più importante, c’è un gran feeling tra di noi: è una grande soddisfazione trovare gli elementi giusti e vedere che lavorano bene insieme, soprattutto quando il nostro principale scopo e desiderio, nonché divertirci e far divertire, viene raggiunto: il più bel complimento che ci sia stato fatto è “io mi sono divertito”».
(tratto da CASENTINO2000 – nr. 236, luglio 2013)
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