fbpx
5.6 C
Casentino
lunedì, 3 Febbraio 2025

I più letti

Sigarette tradizionali, elettroniche e… via fumando

di Gemma Bui – Le sigarette elettroniche fanno davvero meno male rispetto a quelle tradizionali? In risposta a questo interrogativo, che spesso trova riscontri molto discordanti tra l’opinione pubblica, quella mediatica e la comunità scientifica, presentiamo un’analisi sul consumo di prodotti da fumo tradizionali, elettronici e senza combustione in Italia, con particolare attenzione alla fascia di popolazione più giovane, tra cui sono esponenzialmente aumentati negli ultimi anni.

Dati generali sul tabagismo in Italia Secondo quanto riferito dal Ministero della Salute, i dati sulla prevalenza del fumo tra gli adulti sono raccolti ogni anno dall’ISTAT con l’Indagine sulle Attività della Vita Quotidiana e dall’Istituto Superiore di Sanità con la sorveglianza PASSI e l’Indagine ISS/Doxa. Nel 2023, secondo i dati ISTAT, è pari al 18,7% la proporzione di fumatori tra la popolazione di 11 anni e più, quota che risulta in lieve calo rispetto a quanto registrato nel 2022 (19,0%). Negli ultimi 10 anni si evidenzia una tendenza alla diminuzione della quota di fumatori tra il 2013 (20,3%) e il 2019 (17,8%), mentre dal 2020 (18,2%) si è registrata un’inversione di tendenza con un nuovo e progressivo tendenziale aumento, protrattosi fino al 2022 (19%). L’abitudine al fumo è più diffusa tra gli uomini che tra le donne (22,3% contro 15,2%); nel tempo la distanza di genere si è significativamente ridotta (da 10,2 punti percentuali nel 2013 a 7,1 nel 2023), per la contrazione dell’attitudine al fumo tra gli uomini, rimasta invece stabile tra le donne. Quote più elevate di fumatori si osservano a partire dalla fascia di età 20-24 anni, fino a raggiungere il livello più elevato tra le persone di 25-34 anni (26,9%). Le prevalenze diminuiscono leggermente nelle fasce di età successive, mantenendosi tuttavia abbastanza stabili fino a 60-64 anni e si riducono, invece, in maniera più marcata tra la popolazione ultra sessantaquattrenne. In Italia, secondo i dati PASSI 2022-2023, la maggioranza degli adulti 18-69enni non fuma (58,7%) o ha smesso di fumare (16,8%), ma 1 italiano su 4 è fumatore (24,5%).”

Sigarette tradizionali, elettroniche e… via fumando Per quanto riguarda la correlazione tra prodotti tradizionali e non, va detto innanzitutto che le persone che utilizzano sia sigarette elettroniche che tradizionali hanno una probabilità quattro volte maggiore di sviluppare il cancro dei polmoni rispetto a chi fuma soltanto. Le cause vanno senza dubbio approfondite, siamo solo all’inizio degli studi epidemiologici sui danni delle sigarette elettroniche in relazione al rischio cardiovascolare, alla disfunzione erettile e ora anche al rischio oncologico. Mentre i danni da fumo di sigaretta tradizionale sono ormai noti, nuovi sono quelli causati dal vaping (o “svapo”), il quale prevede il riscaldamento di soluzioni chimiche (e-liquid) ad alte temperature prima dell’inalazione nei polmoni. Esiste il rischio che queste sostanze chimiche subiscano una decomposizione termica in nuovi composti chimici, la cui natura e le cui implicazioni per la salute sono in gran parte sconosciute. Ad esempio, grazie all’intelligenza artificiale con la quale sono stati creati dei modelli per prevedere la reattività al riscaldamento di 180 aromi chimici di e-liquid, è stata prevista la produzione di 127 sostanze altamente tossiche, 153 pericolose per la salute e 225 irritanti. (Fonte Fondazione Veronesi) Concorda l’AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro): “diversi studi hanno segnalato nel vapore prodotto dalle sigarette elettroniche la presenza di sostanze potenzialmente dannose. Secondo alcuni studi, l’inalazione prolungata di glicole propilenico può irritare le vie aeree, provocare tosse e in casi molto rari asma e riniti.

Ancora differente è la valutazione del rischio in caso di riscaldamento: il glicole propilenico e la glicerina portate sopra determinate temperature possono produrre e liberare formaldeide e acetaldeide. A dosi più elevate di quelle assunte con la singola e-cig, queste sostanze sono considerate cancerogeni certi e per questo inseriti nel gruppo 1 delle sostanze cancerogene della IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro)”. I prodotti a tabacco riscaldato (o HTP), descritti dalla Fondazione Veronesi come “dispositivi elettronici che riscaldano il tabacco anziché bruciarlo come avviene nelle sigarette tradizionali; si differenziano dalle sigarette elettroniche per il fatto che contengono tabacco e che non generano vapore, ma producono un aerosol che si può definire fumo a tutti gli effetti”. AIRC sostiene che “il loro contenuto di nicotina è simile a quello delle sigarette comuni, mentre il livello di sostanze tossiche può essere inferiore o superiore, a seconda dei casi. Alcune sostanze tossiche sono presenti esclusivamente in questi prodotti. Non sono ancora disponibili studi in grado di dimostrare che l’uso di sigarette a riscaldamento del tabacco riduca il rischio di cancro rispetto alle sigarette classiche”.

Secondo un’inchiesta pubblicata su Dataroom – Corriere della Sera (di Milena Gabanelli e Andrea Priante) “i danni per la salute delle sigarette non tradizionali dipendono dalle sostanze presenti nella ricarica, dalla frequenza e intensità con le quali si aspira e dall’usura dell’apparecchio. In generale, questi dispositivi non comportano necessariamente un rischio inferiore alle sigarette tradizionali, ma semplicemente diverso. Il fumo di sigaretta include 250 sostanze tossiche. Molte di queste sostanze vengono rilasciate anche dai dispositivi, ma in quantità nettamente minori. Il problema è che ne contengono altre: un report finanziato dall’UE (Dicembre 2023) identifica 107 sostanze cancerogene, 32 mutagene, 20 in grado di interferire sulla fertilità”.

Il focus sui giovani Per il Ministero della Salute, specificatamente “tra i giovani, il 30,2% usa almeno un prodotto tra sigaretta tradizionale, tabacco riscaldato o sigaretta elettronica. Lo affermano i risultati delle indagini dell’ISS, che registrano anche un calo netto del numero dei centri antifumo. Circa uno studente italiano su tre, tra i 14 e i 17 anni (30,2%), ha fatto uso di un prodotto a base di tabacco o nicotina negli ultimi trenta giorni, tra sigarette tradizionali, elettroniche e tabacco riscaldato. Tra le ragazze il consumo è in percentuale leggermente maggiore rispetto ai coetanei maschi. Quasi raddoppia rispetto all’ultima rilevazione 2022 in questa fascia d’età il policonsumo, che si attesta al 62,4%, rispetto a un precedente 38,7%. È quanto emerge da un’indagine sul consumo di tabacco e nicotina negli studenti nell’anno scolastico 2023-2024 del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità su un campione rappresentativo di 6.012 studenti. In maniera più marcata per la sigaretta tradizionale, ma anche per i dispositivi a tabacco riscaldato e l’e-cig, il consumo si concentra prevalentemente nel weekend e l’età del primo contatto con la nicotina si attesta tra i 13 anni e mezzo e i 14 e mezzo.

Non appaiono esservi stretti controlli sull’età al momento dell’acquisto, tanto che la maggior parte dei ragazzi intervistati afferma di aver acquistato personalmente i prodotti al bar o dal tabaccaio. In circa un caso su tre i genitori sono a conoscenza del fatto che i ragazzi utilizzano un prodotto a base di tabacco o nicotina e sembrano tollerare maggiormente l’utilizzo dei nuovi prodotti rispetto alla sigaretta tradizionale (15,3% HTP; 16,5% e-cig; 9,9% sigaretta tradizionale)”.

Ultimi articoli