di Gabriele Versari – Lo scorso ottobre, una delle associazioni di volontariato più note della vallata, Casentino Senza Frontiere, ha spento le sue prime dieci candeline. Per approfondire l’operato dei volontari, le origini del gruppo, i progetti in corso e quelli futuri Lavinia Dinu, presidente associativo e membro del gruppo dal 2014, si è prestata ai nostri microfoni per raccontare la storia e i momenti salienti dei trascorsi dieci anni.
Come nacque l’associazione e come si articolarono le prime iniziative? «Nell’estate 2014, un gruppo di giovani casentinesi decisero di intraprendere un’esperienza di volontariato. Tramite la conoscenza del professor Luca Crivellari, ex docente di religione cattolica del Liceo Scientifico Galilei di Poppi, entrarono in contatto con la Onlus “Altotevere Senza Frontiere”, associazione operante nel territorio di Città di Castello nata nel 2009 con l’obiettivo di offrire un sostegno concreto ai terremotati de’ L’Aquila. Grazie al gruppo umbro i ragazzi nostri concittadini conobbero la realtà kosovara di Leskoc, casa-famiglia supportata da “Altotevere” e da Cristina e Massimo, due volontari di “Caritas Umbria” nonché gestori della struttura dalla fine della guerra che, tra la metà e la fine degli anni Novanta, coinvolse il Kosovo. Nell’agosto dello stesso anno, grazie alla presenza di Cristina e Massimo, entrambi in possesso di ottime abilità linguistiche e quindi in grado di prestarsi come interpreti, i giovani casentinesi si stabilirono per due settimane presso la casa-famiglia, convivendo con gli ospiti e intraprendendo una prima vera esperienza di aiuto verso il prossimo.
Dopo tale vissuto, tornando in patria decisero che il proprio operato non doveva e non poteva fermarsi, dunque si impegnarono, tramite un’organizzazione strutturata e ufficiale, nella realizzazione di nuova realtà associativa. Un’esperienza così forte non poteva limitarsi ad un viaggio passeggero. “Casentino senza Frontiere” nacque a tutti gli effetti come sezione di “Altotevere Senza Frontiere”. Sempre nello stesso anno, il 24 ottobre, venne organizzata la cena inaugurale dell’associazione presso il Centro Creativo Casentino a Bibbiena, durante la quale si tenne la prima raccolta fondi a favore di Leskoc. Anche se inizialmente i ragazzi non erano a conoscenza delle modalità operative con cui portare a termine la raccolta, la prima serata fu un successo. Si riuscì a ottenere un ottimo risultato in termini di donazioni, soprattutto di chi era impossibilitato a partecipare fisicamente all’opera di volontariato. Oltre al progetto in Kosovo i fondi furono raccolti in favore di Tommaso, all’epoca bambino residente a Stia purtroppo affetto da una malattia genetica rara che necessitava di cure molto onerose. Alla serata di presentazione fu indetta un’asta di quadri realizzati da artisti amatoriali locali. Al termine dell’evento, tutte le opere furono vendute per un valore di circa duemila euro da destinare a Tommaso».
Com’è continuata l’esperienza associativa e quando è avvenuto il suo ingresso all’interno del gruppo? «Dopo il successo della cena inaugurale, l’opera di Casentino Senza Frontiere ebbe una grande risonanza in tutta la vallata. Cominciarono a sopraggiungere alcune proposte di sponsorizzazione da parte di altre associazioni locali, sponsorizzazioni legate soprattutto alla pubblicizzazione di eventi teatrali, di ballo ecc. Grazie agli introiti ricavati è stato possibile essere di ausilio anche per alcuni cittadini della vallata, sempre tenendo bene in mente che l’obiettivo primario era, come lo è oggi, la casa-famiglia in Kosovo. Durante la Pasqua del 2015 è stato organizzato il secondo evento, cioè una raccolta viveri nei supermercati di zona, viveri destinati a Leskoc e alla Caritas di Bibbiena. In estate decidemmo di tornare in Kosovo (stavolta anch’io fui coinvolta nell’iniziativa) con l’obiettivo di replicare quanto fatto l’anno precedente. Ciò che ha reso l’esperienza così significativa è stato, per la sottoscritta, porsi nell’ottica di aiutare in prima persona i bisognosi. Nei gruppi di volontariato così ristretti, infatti, è possibile agire in prima persona per il prossimo senza delegare ad altri enti il lavoro volontario. Di fatto, ho potuto assistere, in maniera tangibile, ai frutti che il nostro operato ha portato, a differenza delle esperienze che ho effettuato con associazioni più ramificate. Una volta arrivati in Kosovo conoscemmo i trenta bambini e ragazzi ospiti della casa-famiglia. I gestori della struttura si occupavano anche di duecento famiglie in difficoltà sparse per il paese. Ho visto con i miei occhi la portata della sofferenza alla quale erano sottoposti gli abitanti di quelle zone, dopo un conflitto bellico e culturale mai realmente risolto, di fatto un contesto di pace fittizio dove il disagio è estremamente diffuso e percepito, purtroppo, come elemento di quotidianità, nonostante ci si trovi in un territorio dell’Europa continentale.
Nel corso degli anni la realtà di Leskoc si è sviluppata dal punto di vista economico e il progressivo miglioramento delle condizioni finanziarie consente oggi ai ragazzi di poter proseguire gli studi dopo i diciotto anni o prestare le proprie energie alle piccole attività commerciali nate presso lo stesso contesto comunitario. Oggi, infatti, nella struttura sono attivi un panificio, un caseificio dove vengono prodotte mozzarelle rivendute poi ai ristoranti italiani locali e una piccola azienda agricola. Tutti esercizi finalizzati a fornire un’occupazione ai ragazzi ospiti qualora desiderassero di entrare subito nel mondo del lavoro. Nonostante le attività abbiano attualmente un buon ritorno economico, c’è ancora molto da fare per Leskoc, perlomeno fino a quando le nuove generazioni non sbroglieranno uno stallo socioculturale che permane da decenni».
Oltre all’impegno in Kosovo, l’associazione si è prestata anche per progetti con sede nel nostro paese?” «Nel 2016 e 2017 ci siamo dedicati al supporto delle vittime del terremoto nel Centro Italia. Nei vari supermercati casentinesi è stata organizzata una raccolta viveri, sempre grazie alla collaborazione con “Caritas Umbria”. Un progetto durato mesi che ci ha visto essere presenti nella località di Norcia. Uno più recente è invece quello legato alla cena per la celebrazione dell’anniversario di associazione, allestita presso il Circolo Parrocchiale di Strada in Casentino (l’associazione è nata, come spiegato, nel mese ottobre, ma il periodo delle feste si presta meglio a questo tipo di iniziative). Dopo la raccolta della cena di dicembre 2024 abbiamo stanziato i fondi a favore di “Morgana, Un Ascensore Verso l’Indipendenza”. L’associazione ha donato 2.300 euro ad una ragazza mia coetanea costretta in sedia a rotelle grazie ad una campagna Facebook efficace. È doveroso citare l’impegno compiuto per l’Ucraina nel periodo post covid. Nata con l’idea di una collaborazione con un’associazione di Firenze allo scopo di raccogliere indumenti e coperte, l’iniziativa si è trasformata in una vera e propria raccolta viveri attraverso cui si è riusciti ad accumulare del materiale anche al di fuori della nostra vallata, da Arezzo al Valdarno. Grazie alla collaborazione con la sezione locale di “ADRA Italia”, sono stati aperti punti di raccolta in diversi comuni del territorio, riuscendo a ricavare una quantità di viveri tale da riempire i magazzini di una nota azienda casentinese che ci ha gentilmente offerto i propri spazi. Il materiale è stato trasportato con l’ausilio di diversi tir e l’associazione “Giovanni Paolo II”, collaborando anche con un’associazione esterna rumena. Un enorme successo che mi ha portato a spostarmi in loco per aiutare. Il feedback, nonostante lo stop del Covid, è stato sorprendentemente positivo, davvero inaspettato, frutto probabilmente della nostra trasparenza nelle varie operazioni di raccolta dei materiali e di riconsegna»
Per quanto riguarda i progetti futuri, quali obiettivi pensate di perseguire? «Il nostro obiettivo primario è chiaramente portare avanti la missione Leskoc. Oltre a ciò, intendiamo anche proseguire con la raccolta viveri nei supermercati casentinesi. Inoltre, ogni anno organizziamo, grazie alla disponibilità degli amici della Sagra del Tortello, Happy Solidal, la nostra serata di beneficenza a Papiano, nel comune di Pratovecchio-Stia, momento in cui raccogliamo fondi consistenti con l’aiuto fondamentale della Pro Loco locale. Per il resto, le iniziative a cui ci prestiamo sono di ogni tipo, sfruttiamo ogni occasione poiché, trattandosi di una piccola realtà associativa, ogni opportunità è da cogliere. Il nostro gruppo si allargando sempre di più (dai 7 membri iniziali oggi siamo quasi 80 consociati di cui 13 soci principali), perciò alcune sfide che il futuro ha in serbo per noi sono ancora un mistero. Ovviamente, invitiamo quanti più possibile a unirsi, per dedicarsi anche ad una sola iniziativa. Il nostro obiettivo è assicurarsi di mettere in atto un’opera di volontariato libera da vincoli, senza gravare troppo sul tempo libero del volontario. Con l’inizio del 2025 possiamo affermare con certezza che il viaggio continua, Senza Frontiere!».