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Treno “pericoloso”

Riceviamo e pubblichiamo il testo di una lettera, inviata il 20 dicembre 2013, in cui si descrivono alcuni fatti accaduti sul “treno del Casentino”.

TFT – Trasporto Ferroviario Toscano S.p.a
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e p.c.
La Nazione
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Corriere di Arezzo
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Casentino 2000
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S T I A

Sono Graziella Rumer, nata a San Remo il 3 marzo 1933, residente in Pratovecchio (AR), Campolombardo 9.
Quale passeggera del “Vivalto” sono stata vittima di due incidenti che qui di seguito descrivo:
Il 26 novembre scorso, a bordo del treno n.1190 in partenza da Arezzo alle ore 19,15 (unica passeggera del vagone di coda), all’arresto del treno alla stazione di Stia, alle ore 20,25, ho premuto il pulsante di apertura della porta e, giratami per scendere, mi sono sorretta all’apposita maniglia con la mano destra. Nel mentre, con una certa difficoltà stante l’altezza dello scalino, stavo per appoggiare il piede destro sul marciapiede, le due ante della porta si sono richiuse improvvisamente. L’anta di destra mi ha colpito violentemente l’avambraccio facendo staccare la mano dalla presa. Priva di appoggio, sono caduta a terra all’indietro, mentre la caviglia della gamba sinistra rimaneva imprigionata fra le due ante. Terrorizzata, al pensiero che il treno fosse in procinto di ripartire, gridavo stesa in terra sotto la neve ed in una oscurità pressochè assoluta. Per mia fortuna, come poi mi è stato detto, quel treno sarebbe ripartito la mattina successiva.
Il Sig. Enrico Vannini che, cessato il suo servizio di ferroviere, stava allontanandosi dalla stazione, dopo un po’ sentì le mie grida e venne a soccorrermi. Io, nel frattempo, facendo uso del bastone ero riuscita ad allontanare di poco una delle ante in modo da sfilare il piede ed ero rimasta a terra stante la mia impossibilità di alzarmi da sola essendo portatrice di due protesi alla gamba destra. Fu il Sig. Vannini a rimettermi in piedi con fatica. Sopraggiunse quindi mio marito, Francesco Mori, il quale mi aiutò a raggiungere il locale della stazione ove il Vannini, presente un altro ferroviere, redasse il verbale del sinistro.
La mattina successiva mi recai al pronto soccorso dell’Ospedale di Bibbiena dove mi venne riscontrato ematoma all’avambraccio destro ed alla tibio-tarsica sinistra, con prognosi di giorni 10.
Il successivo 6 dicembre, alla stazione di Stia, mentre stavo salendo sempre sul “Vivalto”, treno n.1175 in partenza per Arezzo alle ore 14,24, ( capotreno matricola n. 616 – macchinista matricola n.7102), e mi sorreggevo all’apposita maniglia, l’anta destra della porta si richiuse a mezza corsa, colpendomi nuovamente all’avambraccio destro e provocando il distacco della mano dalla maniglia.
Caddi all’indietro ritrovandomi a terra sotto gli occhi di mio marito che era al mio fianco. Il medesimo, più anziano di me, non riusciva a rialzarmi da solo tanto che fummo raggiunti dal Sig. Vanni Cappelletti ( residente in Pratovecchio, loc. Campolombardo ) il quale, osservata la scena, venne a prestare aiuto e fui rimessa in piedi. Di quanto occorsomi informai durante il viaggio i ferrovieri in servizio ed il capotreno fece la debita segnalazione del sinistro.
Il giorno seguente, 7 dicembre, di ritorno a Pratovecchio, mi recai dal mio medico curante, Dott. Luigi Magnani, al quale riferii dolori alla zona cervicobrachiale bilaterale, alla spalla destra, al braccio ed all’arto inferiore destro, ed egli riscontrò limitazione algica funzionale con necessità di riposo per giorni 15. Allo stato mi perdura dolenzia al bacino e necessità dell’uso di bastone di sostegno anche per la deambulazione nell’ambito domestico.
Il reiterarsi con modalità simili dei due sinistri sopra descritti mi convince del fatto che il primo episodio non era frutto di un guasto alla portiera di un singolo vagone, ma che trattasi di un difetto di costruzione delle vetture “Vivalto”. Ad ulteriore conferma seppi dai ferrovieri di sinistri precedentemente accaduti, per le stesse cause, ad un bambino e ad una ragazza.
Temo che, stante la copertura assicurativa e la benevolenza accordata in sede penale ai reati colposi, da parte dei responsabili della TFT S.p.a si tenda a trascurare la necessità di interventi idonei a scongiurare il ripetersi di situazioni di pericolo. Senza tener conto che potrebbero verificarsi episodi con conseguenze ben più gravi di quelle a me occorse.
Ho ritenuto necessario informarne anche la stampa perché trattasi di cattivo funzionamento di un servizio pubblico.
La narrativa che precede sarà altresì oggetto di querela che, nei termini, andrò a depositare. Chiarisco che sarò disposta alla remissione della stessa ove mi si dia certezza di aver provveduto ad effettuare interventi risolutivi, tali da ovviare al cattivo funzionamento delle portiere delle vetture in servizio.
Tanto vi dovevo
(Graziella Rumer)

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