di Fabio Bertelli – Chiunque abbia guardato telegiornali o show televisivi si sarà sicuramente imbattuto in qualche notizia riguardo il maltrattamento degli animali, specialmente gatti. In questo come in molti altri casi di cronaca, talvolta l’indignazione viene quanto meno smorzata dalla consapevolezza che si tratta di qualcosa di lontano da noi, non tanto da un punto di vista dell’affetto che proviamo verso gli animali, quanto da un punto di vista spaziale.
Quando, tuttavia, ci giungono notizie che riguardano direttamente il nostro territorio, non è più possibile fare finta di niente e girarsi dall’altra parte; non è più possibile sottovalutare il problema. Occorre agire, discutere e domandarsi cosa c’è che non va, cosa conduce le persone ad approfittarsi di esseri indifesi come gli animali.
È fatto recente quello che riguarda il ritrovamento di un gatto senza coda, martoriato ed ucciso nella notte del 31 ottobre. Lo sdegno che ha, giustamente, unito tutti i cittadini casentinesi ha portato all’ordine del giorno questo dibattito. Tale questione non è facilmente indagabile, in quanto le ragioni che portano persone senza scrupoli e prive di intelligenza al maltrattamento di esseri indifesi possono essere molteplici. Non possiamo però definirla in alcun modo una “semplice bravata da ragazzi”; questo porterebbe a giustificare ciò che non è possibile giustificare. Occorre, piuttosto, indagare a fondo, con la collaborazione degli organi competenti, per cercare di individuare i colpevoli di tali gesti, affinché possano essere puniti secondo ciò che è previsto dalla legge italiana.
Tra l’altro, fatti come questo, non sono nuovi nella nostra vallata: casi di rapimento e uccisione di animali domestici, soprattutto gatti, sono purtroppo ricorrenti. Oltre ai fatti recenti, ci ha particolarmente incuriosito un caso avvenuto nel lontano 2017 a Castel San Niccolò.
Dobbiamo, dunque, fare un passo indietro a sei anni fa, quando una donna, Serenella Sassoli, fu costretta a piangere la morte di un gatto ucciso nel modo più atroce possibile: informata dalla vicina di casa trovò il proprio micio appeso per il collo in un orto collocato vicino alla propria abitazione.
Ciò che stupisce maggiormente, come raccontato dalla diretta interessata, è stato il mancato approfondimento nelle indagini per cercare e condannare il colpevole di quel bruttissimo gesto. Di fatto la signora, e con lei altri uomini e donne che abitavano quella zona, sono stati costretti a tenere i gatti ed altri animali domestici all’interno della casa, per paura che la loro sorte potesse essere similmente tragica.
All’epoca la notizia non ebbe una grandissima diffusione e la questione si chiuse lì. Al giorno d’oggi, invece, siamo interconnessi e, per fortuna o sfortuna, veniamo a conoscenza dei fatti nel momento stesso in cui essi avvengono. Dobbiamo avvalerci di questi strumenti utilizzandoli positivamente. Ecco che gesti come questi devono essere denunciati e gli sforzi congiunti delle forze dell’ordine e di tutti coloro che possono avere delle informazioni utili devono servire a trovare e condannare coloro che sono a tutti gli effetti rei.
Affinché ciò sia reso possibile è necessario che ognuno faccia la propria parte, da chi denuncia a chi deve approfondire le indagini. Casi come questi, infatti, meritano attenzione. Non possono e non devono essere considerati di minore importanza rispetto ad altri.
Un ultimo, enorme, problema è che spesso queste “persone”, che per crudeltà o chissà quale altra causa, compiono gesti efferati contro gli animali, nel tentativo di sopprimere gli animali, possono utilizzare tutta una serie di veleni, potenzialmente pericolosi anche per i bambini che, sbadatamente, potrebbero in qualche modo entrarne in contatto. Per concludere, vogliamo sottolineare che ognuno è libero di avere le proprie idee: c’è chi ha una maggiore predisposizione nell’amare gli animali e chi meno.
Questo articolo non vuole in nessun modo muovere una critica verso chi preferisce non entrare in contatto con il mondo animale. Tuttavia, il mancato amore e persino il disprezzo non possono essere causa validante per tutta una serie di gesti che non devono essere compiuti e che vanno considerati per quello che sono: reati.