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giovedì, 10 Aprile 2025

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Tutti per il Panno

di Anselmo Fantoni – Molto spesso sui tanti problemi umani ci sono due fazioni, chi la vede bianca e chi la vede nera, ma sul Panno Casentino paiono tutti d’accordo: il prodotto va difeso, la sua storia e la sua cultura vanno difesi. Il primo a dare il suo contributo per il salvataggio del lanificio è stato Alessandro Mugnai, sindacalista della CGIL, quindi si sono accodate le istituzioni locali, grazie poi al Gruppo Bellandi di Prato viene data una sistemazione alla proprietà immobiliare. Poi ci sono Malossi e Fastoni della Manufattura del Casentino che si sono spesi sia sul fronte lavorativo che su quello promozionale e culturale.

Così il 2023 è stato un anno molto positivo dal punto di vista della visibilità con la partecipazione ad eventi nazionali ed internazionali, così il Malossi e il Fastoni accompagnati dal Presidente della Regione Toscana Giani, dal Presidente della Provincia di Arezzo Polcri e dai Sindaci di Chiusi della Verna e Poppi Tellini e Toni, all’interno dei festeggiamenti del Codice di Camaldoli hanno consegnato al Presidente della Repubblica Mattarella un tricolore in Panno Casentino. Grazie all’interessamento costante dell’Onorevole Nisini, stavolta in collaborazione col Sindaco di Montecatini Terme, il Panno arriva al festival del Cinema di Venezia in cui si è presentato i progetto del cortometraggio “Il Panno siamo noi” da lei caldeggiato e realizzato dalla regista Alessandra Moretti.

Ma gli eventi non finiscono qui, di Panno si è parlato anche a Bruxelles in occasione della presentazione delle Eccellenze di Toscana, qui le donne hanno fatto la storia, Chiassai, già Presidente della Provincia di Arezzo che insieme a Nisini hanno da subito sposato il progetto di rilancio del prodotto, Nisini e la Segreteria dell’Europarlamento Alessandra Mussolini (nella foto sotto con Sergio Fiorini) hanno condiviso un percorso divulgativo e formativo sul sostegno europeo a progetti di salvaguardia dei prodotti storici. Il progetto cinematografico è stato presentato anche al Senato e parte di queste attività sono riuscite anche grazie al costante impegno dell’associazione “Gli amici del ricciolo” la cui Presidente non è toscana ma umbra Maria Inferrera a significare il fatto che di Panno se ne parla fuori dal Casentino da tempo.

L’ultima chicca di Malossi e Fastoni è la custodia di un vecchio telaio jacquard donato dal Liceo Artistico di Arezzo al lanificio perché se ne prenda cura, affinché possa contribuire al rilancio del Panno e alla sua divulgazione presso i giovani. Proprio oggi che le aziende vivono l’era della sostenibilità finanziaria, ambientale e sociale, si riscopre che già nell’Ottocento il Lanificio aveva dato vita ad una filodrammatica e una filarmonica, a un indotto di piccole aziende artigiane e di servizio, a una cassa di mutuo soccorso, a una pubblica assistenza, ad uno spazio dove le mamme lavoratrici potevano tenere i propri figli assentandosi dal lavoro per allattarli senza uscire dalla fabbrica. Le donne lavoravano a fianco dei mariti e dei figli già cresciuti, in una struttura che grazie all’acqua portava luce nelle case operaie, costruite dall’Azienda per i propri collaboratori, con un asilo anch’esso costruito dalla famiglia, oggi non più utilizzato a tale scopo e gestito da una Fondazione, la Bocci-Bianchi nata come cassaforte immobiliare dell’azienda, divisa ahimè dalla produzione e dal Panno, nel cui consiglio oggi non siede più alcun tessitore.

Una storia di modernità ante litteram, dove si producevano poche parole e molti fatti, dove le certificazioni erano superflue ma la ricerca della qualità e della sicurezza erano valori intrinseci dell’azione aziendale e sindacale. Nel Ventesimo secolo poi ci siamo persi per strada, con vicende alterne fatte di grandi successi e pesanti fallimenti, in cui la politica ha le sue responsabilità a volte molto pesanti. Negli ultimi anni, dopo il grave fallimento dell’era Marchesini si è cercato di ridare vita a questa esperienza imprenditoriale perché Soci, nel bene e nel male, non si è sviluppato attorno al suo lanificio, Soci è il lanificio.

Fin qui le sinergie recenti hanno ben funzionato e Manifattura del Casentino, T.A.C.S., Tessilnova e Gruppo Bellandi hanno tutti collaborato per il salvataggio di questo prodotto unico al mondo, molte le istituzioni che si sono impegnate al di là degli schieramenti, ma il Panno ancora non è salvo, se da un lato il risalto mediatico e la divulgazione storico culturale vanno avanti spediti, il comparto tessile sta vivendo una grave crisi congiunturale che rischia di vanificare gli sforzi fin qui sostenuti. Serve proprio ora serrare le fila, dare tutti la nostra collaborazione affinché il Panno diventi una bandiera per far conoscere il nostro territorio e le sue eccellenze, o forse c’è ancora qualche figura che abbia il desiderio di attaccarsi al petto la medaglia per colui che ha affossato un progetto così importante?

Noi continuiamo a scrivere di questa storia che ci regala novità interessanti, fino alla ricerca delle più simpatiche leggende.

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