di Mauro Meschini – No, non ci sono più le mezze stagioni. Ciò che ormai da decenni spesso veniva ripetuto come una litania raccontava, probabilmente, solo l’antipasto di quello che il pesante impatto delle attività umane sull’ambiente stava producendo. Chi è nato ai tempi del «boom economico» o negli anni della «Milano da bere» si ricorda altre estati, altre temperature, un passaggio graduale tra le stagioni che aveva altri tempi caratterizzati da riti, colori e profumi a cui adesso si è portati a ripensare con nostalgia, non solo perché tutti avevamo qualche decina di anni di meno, ma perché quei tempi, forse riusciamo a capirlo solo oggi, erano i tempi «giusti», quelli che la Terra poteva ancora sostenere. G
li allarmi che già da tempo sono stati lanciati mettono a disposizione di tutti le prove di quello che sta accadendo. Secondo i nuovi dati della mappa del rischio climatico forniti da Legambiente, in Italia da gennaio a luglio di quest’anno sono stati registrati 132 eventi climatici estremi, il numero più alto della media annuale dell’ultimo decennio. Allargando lo sguardo proprio al periodo dal 2010 ad oggi si rileva un totale di eventi estremi pari a 1.318.
Nello specifico si sono registrati 516 allagamenti, 367 danni da trombe d’aria, 157 danni alle infrastrutture per piogge, 123 esondazioni fluviali, 63 danni da grandinate, 55 danni da siccità prolungata, 55 frane, 22 danni al patrimonio storico, 17 ondate di calore. Altri numeri potrebbero aggiungersi ma, anche per quello che abbiamo visto nel territorio casentinese, i fatti dovrebbero aver svegliato anche chi fino a ora si è ostinato a dire che non c’era correlazione tra le attività umane e i cambiamenti climatici. Un’estate torrida quella del 2022, una siccità lunga e devastante, interrotta da brevi e intensi temporali che a volte si trasformano in tempeste che distruggono quanto incontrano sul loro cammino. Insieme a questo la furia del fuoco, gli incendi che hanno divorato ettari ed ettari di boschi, di verde, distruggendo anche abitazioni, uccidendo persone e tantissimi animali.
Sapere che praticamente sempre in questi casi è la mano dell’uomo che produce la prima scintilla, rende ancora più forte il pensiero, sostenuto purtroppo da tante, troppe, prove e conferme; che forse è davvero il genere umano il problema di questo Pianeta… L’agricoltura in ginocchio con tante aziende che hanno visto andare in malora il proprio lavoro non raccogliendo niente, o quasi niente, nei loro campi. Per loro, come per gli allevamenti, il problema dell’approvvigionamento dell’acqua è diventato pesante e i tanti corsi d’acqua asciutti e il livello bassissimo che possiamo vedere anche in Arno rendono bene l’idea di quello che sta succedendo. Ci dovrebbero essere tutte le premesse, anche se non da adesso, per prendere decisioni conseguenti, per decidere finalmente di cambiare radicalmente un modello di sviluppo che si sta dimostrando dannoso e pericoloso. Si, dovrebbe andare così, ma il problema è, forse, che a settembre sarà iniziato (speriamo) a piovere, non farà più così caldo, insomma in qualche maniera il tutto sembrerà meno grave, anche se sarebbe sufficiente andare sulle Dolomiti per rendersi conto di cosa è rimasto dei tanti ghiacciai.
Da settembre poi ci sarà anche altro a cui pensare, sarà importante preoccuparsi dell’inverno che arriva e allora non sembrerà poi così assurdo e demenziale vedere molti politici in campagna elettorale tornare a proporre di «rallentare la transizione ecologica» (ma è davvero iniziata?), di «riaprire le centrali a fonti fossili» (che dovrebbero essere finalmente spente), di «schierare una flotta di rigassificatori lungo le coste italiane» per garantire il gas che ci è stato tagliato dal nostro principale fornitore (come è stato possibile affidarsi praticamente ad un solo Paese? Per di più con i livelli di Democrazia e Libertà sottozero?).
C’è forse da essere pessimisti e temere che possa davvero andare così. Oppure no. La lunga e torrida estate del 2022 e tutto quello che è successo, non solo a causa del meteo ma anche per la guerra e le conseguenze che può causare per la vita di milioni di persone, ci potrebbero spingere a scegliere l’unica strada che ci rimane da prendere, quella opposta a tutto ciò che abbiamo fatto fino ad oggi, quella che mette al primo posto le persone e la cura degli ambienti in cui vivono.
È una strada stretta, certo non comoda, ma potrebbe regalarci tempi migliori…. e comunque l’ultimo avvertimento lo abbiamo già avuto.