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domenica, 24 Novembre 2024

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Un angelo in elicottero

Gianluca Dei, Ammiraglio della marina militare, in pensione. Nato a Bibbiena nel 1957. Oggi abita a Marina di Carrara. Una vita nella Marina militare: prima di lui anche suo padre, Ilio Dei, nato a La Lappola (Chiusi della Verna), e suo fratello Paolo, tuttora in servizio come alto ufficiale.

L’ammiraglio Dei ha svolto un servizio impeccabile in 40 anni. Pilota di aerei ed elicotteri della Marina militare, Comandate di navi, capo servizio volo sull’incrociatore Vittorio Veneto, una perla della nostra Marina. Infine è stato comandante della base elicotteri (MARISTAELI) di Luni, presso La Spezia.

Gli rivolgiamo alcune domande su un momento molto saliente e coinvolgente della sua carriera. Di recente è stato pubblicato un libro dal titolo significativo “ACQUA SALATA”, che la riguarda direttamente. Un salvataggio rischioso, in condizioni tragiche. Uno dei naufraghi che riuscì a salvare, a distanza di ben 26 anni, è riuscito a scrivere questo libro, che racconta il dramma. Cosa ci può dire di questa storia? «Era il 30 di ottobre del 1989 ed io ero imbarcato sulla fregata Scirocco, come capo servizio volo. L’unità navale, uscita in mare, partecipò, assieme ad altre unità navali e mezzi aerei, alla ricerca di 4 dispersi da più di 27 ore nell’alto Tirreno. Il mare era agitato ed era molto difficile scorgere, tra i flutti, delle piccole figure, attaccate ad un salvagente, visto che la barca sulla quale avevano preso il largo per una partita di pesca, era affondata dopo aver imbarcato acqua. Dopo 2 ore di ricerche frenetiche, fra le creste di bianca spuma delle onde, riuscii a scorgere un qualcosa di scuro che appariva e spariva tra i marosi. Avvicinandomi ancor più con l’elicottero, potei vedere più distintamente alcune minuscole figure, disperatamente attaccate ad un piccolo atollo salvagente che galleggiava. Erano i naufraghi ricercati invano da numerosi altri mezzi. Comunicai la posizione del ritrovamento, ad una decina di miglia ad ovest dell’isola di Tino, ed in pochi minuti, riuscimmo nel recupero. Ricordo sempre con grande commozione lo spettacolo che mi si presentò davanti. Abbarbicati al piccolo atollo galleggiante c’erano 4 persone: due apparivano in condizioni disperate, ormai con la testa sott’acqua. Un altro, di corporatura robusta, reggeva con grande e visibile fatica la testa del quarto superstite, che sembrava in condizioni disperate ed ormai allo stremo delle forze.

Io recuperai immediatamente quest’ultima persona che era in evidente pericolo di vita, mentre l’altro, ancora vivo, fu recuperato da un secondo elicottero, pilotato da un mio collega: Giovanni Barotti, che era giunto sul posto, dalla nave Ardito. Per gli altri due ormai non c’era più nulla da fare, erano deceduti per il freddo, la estrema fatica, la grande stanchezza. Restare per 30 ore attaccati ad un piccolo atollo galleggiante, nella tempesta, aggrediti in continuazione dalle onde, nelle fredde acque della fine di ottobre, aveva spezzato la loro resistenza; in quelle poche ore i due superstiti avevano perduto dai 15 ai 20 chilogrammi di peso. L’intera operazione è durata pochi minuti e con grande tempestività i due elicotteri sono atterrati a Luni, dove attendevano le ambulanze. Fu un momento drammatico, alcuni minuti di ritardo o di indecisione ed avremmo perduto anche gli altri naufraghi. Un ricordo indelebile ed una grande emozione.

Per 33 anni non ci siamo né visti, né contattati. Ebbi, nel Natale del 1989, da parte di Fabrizio Ghironi, (il naufrago che avevo salvato), un biglietto di auguri. Con visibile emozione Fabrizio scrisse queste parole: “Ormai stavo per andarmene, poi dal cielo è apparso un angelo che in elicottero mi ha salvato: grazie angelo.”

Così dopo tutti questi anni Fabrizio è riuscito, superando le sue resistenze, a mettere per iscritto la sua tremenda esperienza. Il libro “Acqua salata” che ha pubblicato racconta con estrema lucidità un episodio che gli ha cambiato la vita. Anche a me comunque quel salvataggio ha lasciato un ricordo incancellabile: quello del valore e della precarietà della vita umana, del valore della solidarietà, del sostegno reciproco e delle emozioni condivise.»

Lei è nato a Bibbiena, nella nostra bella vallata, e quindi pensiamo che i legami con questa valle siano stati, e rimangano, molto forti ed importanti. Navigando nei mari di tutto il mondo si è ricordato, qualche volta, delle nostre dolci montagne e delle nostre bellissime foreste e quali sono i legami con questa terra? «Il mio legame con questa bellissima vallata è indelebile, è un luogo magico, nel quale affondano le mie radici. In questa vallata sono vissuto alcuni anni, qui ho trascorso quasi sempre le mie vacanze ed ho anche frequentato un anno della scuola media di Bibbiena. Anche mio padre Ilio, mio fratello e mia madre, Nelly Rinaldelli (che è nata e che ha vissuto la sua infanzia e la sua giovinezza a Bibbiena Stazione), hanno avuto ed hanno fortissimi legami con il Casentino. In Casentino abita una parte della mia famiglia allargata: nonni, zii, zie, cugini e cugine.

Con gli anni questi legami non sono venuti meno, anzi si sono rafforzati. Io amo il mare che è stato l’elemento naturale nel quale ho svolto il mio lavoro. Mi piaceva volare e navigare anche su mari lontani, ma amo anche le montagne e le colline della nostra vallata. Nei miei ricordi c’è l’immagine di mio padre, che mi portava ad esplorare la campagna, le montagne ed i fiumi con la scusa di cercare funghi, fragole e prodotti del bosco. Penso volesse dirmi: Io sono nato tra queste montagne e qui sono le mie radici, ora navigo ed anche tu dovrai navigare nella vastità delle acque salate, ma questi due elementi, che sembrano lontani ed estranei hanno molto in comune: il senso della vastità e della pace, del pericolo, rappresentano la forza indomabile della natura, l’energia e il fascino della bellezza selvaggia.»

Suo padre (Ilio Dei), aveva intrapreso, da giovanissimo, la carriera nella Marina Militare Italiana, e così lei, ed anche suo fratello Paolo, avete deciso di seguire la strada già tracciata. Pilota di elicotteri, comandante di navi in missioni rischiose, impegni internazionali, infine ai vertici come Ammiraglio. Credo che suo padre sarebbe orgoglioso di quanto lei ha realizzato. «Mio padre, anche lui da molto giovane, aveva iniziato una carriera nella Marina Militare, come sottufficiale operatore di volo, ecogoniometrista, insegnante nelle scuole, corsi e tirocini del personale navigante. Tanti anni di servizio, amava il suo lavoro ed amava il mare, ma sempre con la sua terra nel cuore, i boschi, le montagne, gli spazi vasti e selvaggi, come le distese marine e quando poteva ritornava spesso in Casentino, dove c’era una parte importante della sua famiglia paterna e materna.

Io, dopo l’Accademia militare di Livorno, ho frequentato le scuole di volo dell’aeronautica militare, brevettandomi come pilota di aerei ed elicotteri, ho navigato per anni su numerose navi, come comandante e come pilota di elicotteri, fino ad arrivare all’imbarco sulla Vittorio Veneto come capo servizio volo. Ho avuto il comando di alcune navi, anche in zone rischiose. Infine ho svolto l’incarico di comandante della base elicotteri di Sarzana, (MARISTAELI), presso La Spezia.

Sono orgoglioso di aver avuto la fortuna di presentare il distintivo dell’aquila da pilota a mio padre, prima della sua prematura scomparsa ed anche a mio suocero, anche lui Alto ufficiale, elicotterista della Marina Militare. La mia carriera, come quella di chi presta servizio nelle forze armate, è fatta di trasferimenti, di sacrifici, di rinunce, ma anche di soddisfazioni professionali e di orgoglio per poter servire al meglio delle mie possibilità il mio paese. Mi ha molto aiutato la comprensione e la solidarietà della mia famiglia: della mia splendida moglie Danina e dei miei 2 figli, Marco e Laura, dei quali sono molto orgoglioso, anche se non hanno scelto la carriera militare.

Siamo una famiglia molto compatta, anche nei rapporti con la grande famiglia allargata, che mi è stata sempre vicina. Ho svolto numerose missioni, anche nei teatri di guerra e di guerriglia, collezionando oltre 4.000 ore di volo, ma il servizio di cui vado più fiero è quello svolto in missioni di soccorso, protezione civile ed antincendio.

Noi siamo ospiti di questo pianeta, e dobbiamo affrontare anche elementi che non sempre possiamo controllare: pochi minuti posso decidere del nostro destino e cancellare la nostra vita. Dovremmo perciò guardare al dono della esistenza con maggiore consapevolezza ed amore, cercare di renderla migliore, controllando la nostra sete di potere e di predominio sulla vita degli altri esseri che vivono su questo pianeta che è la nostra casa comune.

Siamo esseri fragili, con una vita relativamente molto breve; anche la terra è un mondo fragile, ogni nostra azione può avere conseguenze, la solidarietà ed il rispetto per gli altri esseri umani e per il miracolo della vita sono essenziali. Vorrei citare una frase scritta nel libro di Fabrizio Ghironi (il naufrago che ho salvato): “eravamo persi in un mare infinito, un labirinto aperto senza confini, un altro mondo, Avrei voluto accelerare il tempo, farlo passare più in fretta, ma era proprio l’opposto: in quel freddo il tempo non passava mai, sembrava allungato, l’orologio al polso sembrava fermo. Il mio ragionamento si era di molto semplificato, mi chiedevo: se neanche io so dove mi trovo, come faranno gli altri a saperlo?”

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