di Francesca Corsetti – Lynne Curran e David Swift sono due noti artisti britannici: lei disegnatrice e tessitrice di arazzi, lui artista del legno e arte-terapista. Lynne e David sono due artisti fuori dall’ordinario: le loro forme artistiche sono diverse, ma il loro linguaggio visivo non è distante e la loro sintonia è rara e preziosa. Lynne e David vengono da mondi diversi: il loro rapporto è la prova che l’amore va oltre le differenze e dopo tanti anni mantengono ancora il loro equilibrio. Hanno frequentato entrambi la scuola d’arte di Edimburgo, senza sapere che si sarebbero conosciuti qualche anno e qualche viaggio dopo. Sono giunti a Chiusi della Verna nel 2006 e non se ne sono più andati.
Oggi vivono nel centro storico del paese, in un’antica casa in pietra dove hanno costruito il loro eccentrico nido, in stile toscano e scozzese al contempo. Le loro opere prendono forma all’interno di questa rustica casetta, tra libri, rose antiche, spezie e storie del mondo, dove ogni dettaglio ci racconta di loro. Qui accolgono amici e ospiti da ogni dove, a cui David prepara il suo caffè e Lynne una granita alle rose, da consumare nel verde della loro deliziosa pergola.
David, tu sei artista del legno e arte-terapista, come hai sviluppato il tuo lavoro?
David: «Io non ho apprezzato molto i quadri durante la scuola d’arte! Dipingo e mi piace molto farlo, ma il linguaggio dei giocattoli è aperto a tutti.»
Lynne: «David, hai perso una parte. Nella scuola d’arte si fanno sculture, litografie, storia dell’arte: un bel mix. A lui è piaciuto di più il mondo della miniatura. Il suo lavoro, quando ha scoperto la sua voce, era il mondo delle scatole scolpite e dipinte all’interno, un po’ come il mondo di Joseph Cornell. Sono opere dall’umorismo oscuro e intellettuale, anche se spesso dall’aspetto scherzoso. In più, la qualità della pittura è a un livello molto alto. I bambini sono incuriositi da queste cose, ma sono lette a un altro livello dagli adulti. David ha poi ampliato il suo mondo ed è arrivato a fare tanti progetti, soprattutto a lavorare con chi ne aveva più bisogno: ha costruito, ad esempio, una sala d’aspetto di un ospedale per bambini in Scozia. È stato anche finanziato per ricreare un reparto in un ospedale dedicato alle disabilità fisiche e mentali. David ha costruito un mondo in questo ospedale, coinvolgendo l’intero personale, e trasformando gli ambienti spogli e tetri. C’era anche un cortile nel centro per le persone che non potevano mai uscire dall’ospedale. David ha portato loro degli aquiloni. La settimana dopo, nel parcheggio, ha sentito gli schiamazzi e ha visto gli aquiloni volare. Lui ha portato la gioia. Subito dopo, molti ospedali hanno chiesto di lui.»
David: «È un lavoro molto gratificante, ma ci vuole anche tanta energia. Ogni tanto mi chiedo perché accetto sempre una nuova sfida, ma presto lo capisco: è necessario rinfrescare la propria vita. Anche se può essere stressante all’inizio, le sfide si superano e portano una gioia incredibile.»
Lynne, tu hai esposto i tuoi arazzi anche al Victoria and Albert Museum di Londra, come ti sei avvicinata a quest’arte?
«Avevo un amore per l’arte tessile e i colori, e amavo le lingue. La mia mamma mi ha insegnato a cucire e volevo lavorare a Parigi nel campo della moda, fare i disegni e creare campioni. Per farlo dovevo andare alla scuola d’arte, ma quella del mio paese era un politecnico, non molto interessante; quindi, scelsi Edimburgo. Quella scuola sembrava Hogwarts: la settimana iniziava con le classi di scultura, poi disegno, lezioni di anatomia, fotografia e pittura su vetro. Era una scatola di meraviglie; è stato molto importante vedere come si riproduce un’immagine con materiali diversi: con la ceramica e la scultura, ad esempio, si studia il soggetto in tre dimensioni. Alla scuola d’arte ho anche imparato a fare gli arazzi, cosa che combinava due mie passioni, il disegno e l’arte tessile. Terminata la scuola, ho fatto uno stage in una galleria dove si ospitavano gli artigiani e i visitatori potevano vedere l’esecuzione del lavoro. Qui ho insegnato per la prima volta come si fa un arazzo. Poi ho trovato sul giornale un annuncio dove veniva offerto uno studio in un podere restaurato, pagato dai Beni Culturali del nord Inghilterra. Ho visitato questa nuova cittadina, ma non mi piaceva per niente, non c’erano neppure i marciapiedi. Mi sono presentata all’intervista con un’aria da “sei fortunato se mi convinci a rimanere”: non ero disperata, ecco! Mi hanno richiamata subito. Era un’opportunità incredibile quella di essere pagata per due anni per fare il mio lavoro, avere uno studio e un affitto pagato: era un passo da non rifiutare.»
A questo punto, se ancora non vi conoscevate, come vi siete conosciuti?
Lynne: «David era il nuovo arrivato nella provincia ed era visto come un artista, un esempio per gli studenti, e il mio vicino di casa, un critico d’arte, lo portò a visitare le persone e i luoghi che potevano interessare a un artista, come il mio studio. Decisi di ricambiare con un invito alla mia festa di compleanno. Ogni dicembre organizzavo una festa a tema e tutti dovevano vestirsi di conseguenza. Quell’anno il tema scelto erano le galline e tutti si vestirono ricoperti di piume. Questo perché in inglese la festa delle galline (hen party) ha un altro significato: è la festa di addio al nubilato, mentre gli uomini hanno la festa del cervo (stag party). Invece di portare una bottiglia o del cibo, sul biglietto d’invito avevo scritto di portare il proprio “gallo”. David però arrivò vestito da volpe! Aveva il pantalone al ginocchio, i calzettoni, una maschera e una lunga coda!»
David: «Dove ci sono le galline c’è sempre una volpe!»
Come siete arrivati a Chiusi della Verna?
David: «Ci siamo trasferiti qui nel 2006, avevamo deciso di trasferirci dalla nostra casa in Scozia per vari motivi. Io avevo un buonissimo lavoro là, insegnavo ed ero noto a livello nazionale; quindi, cambiare paese era un atto piuttosto folle. Eravamo entrambi sulla cinquantina: i cinquant’anni sono un punto di svolta nella vita, le persone cominciano a pensare alla loro pensione. Per noi avevo pensato che potesse essere il momento di cominciare una nuova vita. Perciò ho pensato all’Italia: qui ci siamo sposati, io vengo periodicamente in Italia da quando avevo dieci anni, eravamo a nostro agio. L’idea di trasferirci all’estero ci è sembrata semplicemente invitante, e ci siamo decisi. Ci sono molte persone che dicono di voler andare a vivere all’estero, ma di cento persone ce n’è solo una che lo fa, e noi volevamo essere quel tipo di persona.»
Tutt’oggi, alla Verna, Lynne e David continuano a creare e a insegnare. Non sono mancati infatti i viaggi in giro per il mondo, come Nuova Zelanda e Giappone, per progetti e lezioni universitarie. I successi non mancano neppure in Italia. Recentemente hanno preso parte a una mostra singolare. L’idea della curatrice, direttrice di alcuni dipartimenti degli Uffizi, era quella di esporre le opere in un ambiente casalingo. La mostra era in degli appartamenti ottocenteschi, e ha permesso ai due artisti di mostrare le loro tecniche.
“È stata bella l’idea dell’ambiente domestico. La galleria è un luogo un po’ freddo, mentre vedere le opere nella cucina o nel soggiorno è proprio come nella nostra quotidianità ed è un aspetto piacevole.” La dott. Giovanna Giusti è colei che ha scelto l’autoritratto di Lynne, intitolato “The Mona Lynne” (foto sopra a destra), per le collezioni permanenti degli Uffizi, un traguardo che non si sarebbero certo aspettati quando hanno deciso di trasferirsi. Lynne e David raccontano le loro storie con una passione travolgente, perché anche la loro vita è un’opera d’arte: “Ci assicuriamo che tutto quello che facciamo sia gradevole, che ogni nostra giornata sia interessante e creativa, impariamo qualcosa di nuovo, incontriamo persone nuove – (indicando uno scaffale pieno di vasetti di spezie) – questo è quello che aggiungiamo al nostro cibo, ma è quello che aggiungiamo anche alla nostra vita tutto il tempo.”
(La foto ad inizio articolo di Lynne e David è di Francesco Maria Rossi)