di Francesco Meola – La valle del Casentino è senz’altro uno dei luoghi più suggestivi della Toscana, ma questa terra così meravigliosa resta per certi versi ancora piuttosto sconosciuta, soprattutto ai flussi turistici provenienti da fuori regione. Eppure gli ingredienti affinché costituisca un importante indotto per la comunità locale ci sarebbero tutti, a partire dai tanti luoghi ricchi di arte e storia millenaria, passando per una gastronomia fatta di vini e cibi straordinariamente appetitosi e la presenza di paesaggi capaci di incantare in tutte le stagioni.
Ma a quanto pare la realtà è ben altra. Se si considera che il Casentino dista appena una cinquantina di chilometri da Firenze, sarebbe lecito attendersi che riesca a convogliare almeno una parte delle migliaia di turisti che ogni anno visitano la Culla del Rinascimento, e invece quanti di questi lasciano traccia del proprio passaggio? Ben pochi. Eppure dal 1993 l’area in questione è divenuta anche Parco Nazionale (l’esatta dicitura è Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna) ed ha un discreto seguito soprattutto da parte degli appassionati di trekking, ma la ricaduta economica di tali avventori risulta comunque marginale.
Secondo alcuni dati diffusi la scorsa primavera dalla Regione Toscana, l’affluenza turistica nella provincia di Arezzo ha fatto registrare un trend abbastanza positivo, con oltre 1,3 milioni di turisti, ma la percentuale maggiore è stata assorbita dalla città capoluogo e dal cortonese, lasciando al Casentino soltanto poche briciole. Unica eccezione Poppi, il cui fascino evidentemente va oltre anche le oggettive problematiche di collegamento con il capoluogo di regione e la stessa Arezzo. Raggiungere determinate zone del Casentino, infatti, è ancora tutt’altro che semplice, se si pensa che da Arezzo esiste una sola linea ferroviaria dedicata ed il numero delle corse è piuttosto scarno. A questo deve aggiungersi che alcuni comuni sono pressoché impossibili da raggiungere contando sui soli mezzi pubblici; non più agevole è il percorso in auto, considerato che l’unica strada di accesso è rappresentata dalla strada statale umbro-casentinese, il cui andamento è ricco di curve e presenta una sola corsia per senso di marcia. Problematiche più o meno identiche a quelle di coloro che volessero giungervi da Firenze, con l’aggravio di dover “scavalcare” il valico della Consuma. Insomma, quando si dice non proprio una passeggiata.
Ciò nonostante le potenzialità sono tali che con una adeguata valorizzazione si potrebbe garantire un futuro migliore al territorio, attraverso il rafforzamento delle infrastrutture viarie e dei trasporti innanzitutto ma anche migliorando la promozione della vallata. In quanti ad esempio conoscono il Lago degli Idoli o l’antico Molin di Bucchio? Pochissimi e probabilmente tutte persone del posto ma anche le ben più note Poppi, Bibbiena o Stia non sono certo ai primi posti negli itinerari dei tour operator.
Ma vivendo in una società in continua evoluzione è necessario anche guardare alle nuove tendenze e, a nostro avviso, un’occasione per rilanciare ulteriormente le ambizioni turistiche del Casentino potrebbe essere rappresentata dallo sfruttamento del cosiddetto “turismo avventura”.
In occasione dell’ Adventure World Summit tenutosi lo scorso ottobre a Montecatini Terme, è emerso come in Toscana circa un viaggiatore su cinque sia in cerca di un tipo di turismo ambientale che abbini lo sport alle attività culturali ed enogastronomiche. E la valle del Casentino, ha tutte le caratteristiche per diventare il luogo ideale per attività quali hiking, cycling, climbing e rafting. Secondo gli esperti del settore, si tratta di un mercato da oltre 300 miliardi di dollari in tutto il mondo e rappresenta un settore in forte ascesa. In Europa questo tipo di turista ha un’età media di 49 anni, viaggia prevalentemente in coppia e tende a rimanere sul territorio per almeno 7 giorni (spendendo una media di circa 200 euro al giorno). Non a caso la Regione, insieme all’agenzia Toscana Promozione, è impegnata nel lancio di questo nuovo segmento turistico con il progetto Tuscany Adventure Times.
Urge dunque che le istituzioni trovino le risorse, ma soprattutto il coraggio, di investire in un settore che al momento è l’unico che possa tirare fuori dalle sabbie mobili l’economia locale, perché no, anche affidandosi a nuove forme di turismo come quella cui abbiamo appena accennato. Soltanto così è possibile dare nuova linfa al turismo locale creando nel contempo concrete prospettive occupazionali.
(tratto da CASENTINO2000, nr. 301, dicembre 2018)