di Mauro Meschini – Forse utilizzando i termini e il linguaggio propri di un qualsiasi scambio tra persone, oppure i riferimenti culturali e logici comuni alla mente umana risulta particolarmente difficile e complicato provare a fare un ragionamento, una riflessione su quello che sta provocando il sempre più costante e continuo uso dei vari strumenti di comunicazione in grado ormai di connettere in modo permanente singoli e gruppi in un numero infinito di piazze virtuali e realtà costruite. Non è una novità affermare che l’avvento dei cellulari, e delle varie modalità di interazione che si sono progressivamente sviluppate, ha profondamente cambiato il modo di essere e di vivere.
Chi ha vissuto gli anni A. C. (Avanti Cellulare) ha il vantaggio di poter avere un metro di paragone e avere in maniera chiara idea di quanto sia abissale la distanza tra i due mondi che ha avuto la possibilità di vivere. Nel mondo passato ognuno viveva nel suo presente e non aveva nessuna appendice che lo trascinava continuamente in altre realtà parallele onnipresenti che richiedono attenzione, contatti, conferme o like.
Questa forse la differenza più grande che possiamo evidenziare, oggi si è presenti in un luogo, ma ogni messaggio o segnale ci porta in altri contesti e ci chiede di tenere viva la nostra presenza pur non trovandoci là. Viviamo una vita artificiale, o anche di più, una vita sempre raccontata da un piccolo schermo, e così facendo ci dimentichiamo della vita presente, quella vera e reale a cui, come è naturale dovremmo pensare e dedicare la nostra attenzione e il nostro interesse. Questo modo di vivere è entrato profondamente nelle nostre abitudini, probabilmente, anche per chi lo ha già vissuto, sarebbe un problema tornare a vivere la realtà di alcuni decenni fa.
Quando usciamo di casa la prima cosa che controlliamo è generalmente se abbiamo preso il cellulare e se, malauguratamente, una volta lo dimentichiamo siamo come pesci fuor d’acqua, preoccupati di non poter essere connessi e di non poter essere contattati. Vengono in mente le parole di Albert Einstein: «Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità, il mondo sarà allora popolato da una generazione di idioti». Sono spesso ricordate, ma se ci pensate sono incredibilmente vere e attuali.
Ci sono molti che camminano per strada con gli occhi incollati allo schermo del proprio telefonino, in altri casi per scambiare una parola tra loro gruppi di ragazze e ragazzi si inviano messaggi o attivano chat anche se sono nello stesso luogo. Un progresso che ha queste caratteristiche e che incide così pesantemente sul modo di essere delle persone non è probabilmente accettabile, anche e soprattutto perché sempre di più sono gli estremi che si stanno toccando, e non si tratta di record. Pochi giorni fa alcuni ragazzi alla guida di un’auto di grossa cilindrata hanno provocato la morte di un bambino di 5 anni, solo perché stavano facendo una diretta con decine di migliaia di fan collegati, fan che dopo il terribile incidente che ha coinvolto il piccolo e la madre sono addirittura aumentati garantendo per gli «youtuber» ulteriori guadagni.
Avrebbero dovuto stare 50 ore alla guida di quell’auto, andando ad una velocità folle, una cosa assurda, pericolosa e idiota. Ma nonostante questo molti erano disposti a seguire quella sfida e a mettere i like che fanno le fortune degli idoli del piccolissimo schermo virtuale. Tante cose sono state dette sullo specifico caso e sul modo in cui i protagonisti di questo dramma si sono comportati, a noi questa storia serve solo per segnalare quanto quelle parole pronunciate da Einstein trovino già nella realtà esempi tremendamente concreti. Riusciremo a ritrovare un po’ di umanità? Riusciremo a tenere in un angolo questa vita artificiale? Oppure sarà lei che avrà il sopravvento?
Forse sono domande che facciamo solo perché continuiamo a ragionare come uomini, una macchina, l’intelligenza artificiale, di cui adesso si parla tanto, non si porrebbe neppure un quesito del genere, perché sa che ha già vinto. L’umanità ha scelto di seguire la strada dello sviluppo e delle scoperte, fino a pochi decenni fa aveva ancora la capacità di gestire ciò che stava facendo, oggi questo le riesce sempre meno e probabilmente a breve i rischi di imboccare una strada senza ritorno saranno maledettamente reali.
Noi che siamo nati e abbiamo vissuto in un mondo diverso rischiamo di essere come i partigiani che hanno combattuto la Resistenza, più il tempo li porta via e più tenue e sfocato è il sostegno nella collettività ai valori che sono stati alla base della lotta di Liberazione. Gli uomini si adattano al tempo che passa e alle situazioni, le macchine grazie alla loro capacità di accumulare e gestire milioni di informazioni, quelle situazioni non solo le conoscono già ma hanno la capacità di determinarle e costruirle.
Triste destino quello di ritrovarsi in una vita artificiale gestita da una mente aliena ≠a cui l’uomo ha delegato la sua libertà.
(Rubrica “Scuola Società” sognando futuri possibili di Sefora Giovannetti Docente scuola secondaria di primo grado Rassina e Mauro Meschini, Giornalista e Assistente sociale)