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martedì, 29 Aprile 2025

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Vita da pendolari

di Mauro Meschini – Con l’inizio del nuovo anno scolastico l’esercito dei pendolari casentinesi ha di nuovo tutti gli effettivi in servizio. Si conclude così la parentesi estiva in cui, anche per i meritati periodi di vacanza, le presenze si riducono anche se un non trascurabile numero di persone continua a viaggiare da e per Arezzo o tra i vari paesi della vallata.
È la classica vita del pendolare, di chi si trova, per i più svariati motivi, ad abitare in un luogo e che poi, per lavoro o studio deve spostarsi in un altro. Una scelta di vita per alcuni, in particolare per chi non vuole rinunciare a vivere un po’ fuori dai centri urbani; una realtà da accettare per altri, magari per chi dopo tanta fatica è riuscito a trovare il lavoro a cui aspirava ma per raggiungerlo deve fare ogni giorno un bel po’ di chilometri.
Sono scelte o situazioni che portano a fare un’esperienza che coinvolge tante persone e che, più o meno in ogni contesto, presenta delle caratteristiche simili e altre del tutto peculiari che si presentano solo in specifiche e particolari realtà.
Immaginando di essere sullo Stia – Firenze o pensando di percorrere la SR71 in autobus o auto, può venire subito la tentazione di fare riferimento a situazioni o fatti di cui, anche su queste pagine, è capitato molte volte di scrivere. Questa volta però vogliamo provare ad andare oltre, prendendo per acquisiti tutta una serie di fatti e situazioni che sono parte della nostra realtà e che, a meno di miracoli, non sono mutabili in tempi accettabili.
Quindi prendiamo atto che la nostra strada di fondovalle così è nata e così rimane, anche considerando gli interventi di raddrizzamento di qualche curva; ce ne facciamo una ragione e ogni volta che incontrerem un mezzo pesante o un trattore mettiamo in conto che dovremo armarci di santa pazienza e andare a velocità ridotta. Per quanto riguarda invece il mitico “trenino” non possiamo che ringraziare che continui a viaggiare e speriamo lo faccia per sempre. Siamo riusciti a ritornare ad una velocità accettabile, forse potrà essere fatto di più e nuovi treni sembrano in arrivo, certo il binario unico è un limite, ma teniamoci stretto quello che abbiamo perché, con i tempi che corrono, la cancellazione dei servizi pubblici è sempre in agguato.
Insomma, tutta questa storia per dire: accontentiamoci?
No, per parlare di una realtà che potrebbe essere migliorata non con grandi opere o progetti faraonici, quelli che piacciono molto e che fanno conquistare le prime pagine dei giornali, no con interventi più piccoli, ma che potrebbero dimostrarsi comunque importanti e portare qualche beneficio ai pendolari.
Vengono in mente un paio di esempi ma, probabilmente, chi si trova a fare i conti tutti i giorni con orari da rispettare e treni o autobus da prendere, avrà maturato anche altre idee e consigli e sarebbe gradito se queste righe trovassero risposte, commenti, integrazioni che le potrebbero rendere più ricche e complete.
Un aspetto su cui qui vogliamo porre l’attenzione non riguarda tanto il momento del viaggio, della salita e della fruizione diretta dei mezzi; vogliamo fare un passo indietro al momento in cui, magari affannati dopo una lunga corsa, arriviamo ad una fermata. A questo punto può anche capitare di trovarsi di fronte un palo con il relativo cartello piantato nel nulla. Né una panchina, né una tettoia, né un minimo di informazioni.
Se qualcuno prova a pensarci un attimo riuscirà forse a visualizzare qualche angolo di Casentino con queste caratteristiche, a noi, tra le tante, viene in mente la fermata autobus del Corsalone, all’altezza della stazione ferroviaria. Oppure la fermata del treno di Baciano che davvero sembra un’oasi in mezzo ai campi e, a chi si trova per la prima volta a passare da queste parti, può sembrare tutto ma non probabilmente quello che effettivamente è. Non sappiamo se condividete l’approccio al tema, ma fermate come quelle che abbiamo preso come esempio ci sembrano davvero dare il senso del più completo abbandono. Già si trovano in luoghi un po’ isolati, ma se poi non offrono un minimo di supporto e accoglienza a chi viaggia sono proprio “semplici fermate”.
Se almeno ci fosse un minimo di spazio coperto sotto cui sostare al riparo in caso di pioggia o nelle giornate di sole cocente; se ci fossero informazioni ben visibili e chiare, un po’ di luce nelle ore serali o la mattina presto… insomma se ci fosse qualche piccolo accorgimento in più il servizio sarebbe più completo, e non si correrebbe il rischio in alcuni momenti di sentirsi irrimediabilmente persi. Certo la tecnologia può aiutare oggi a raccogliere informazioni, anche una App nel cellulare può dare qualche informazione utile, ma non sarebbe da trascurare anche la logistica cercando, per quanto possibile di garantire sempre stazioni e fermate degli autobus ben visibili, fruibili e attrezzate. Per quanto riguarda le stazioni poi sono luoghi che di per sé dovrebbero essere animati, vivi… piazzarci un museo sempre chiuso come a Stia o un ufficio informazioni che non apre come a Bibbiena non sembrano le soluzioni migliori. Forse chi viaggia sarebbe più interessato a trovare un luogo ospitale in cui sostare, servizi igienici fruibili, biglietterie aperte per più tempo, informazioni in tempo reale su quello che accade sulla linea.
Se fosse così, non avremo le strade e la ferrovia più veloci del mondo, ma troveremo più piacevole utilizzare i preziosi mezzi pubblici, senza fanfare o troppe inaugurazioni, ma con la praticità e la semplicità che è propria di queste parti.

(tratto da CASENTINO2000 | n. 311 | Ottobre 2019)

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