di Mauro Meschini – A pochi giorni dal 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si è svolto nella struttura polivalente del Corsalone, nel Comune di Chiusi della Verna, un incontro dal titolo «Altra voce, parlare di genere in Casentino». L’iniziativa è stata organizzata dalla vicesindaca del Comune di Chiusi della Verna Nicol Giannini, in collaborazione con Silvia Mariottini, Agnese Benini, Eva Brami e Chiara Picinotti.
Subito all’ingresso della sala un piccolo gesto ha dato ai partecipanti il senso dell’iniziativa, infatti a tutte e tutti è stata consegnata una spilla con il fiocco rosso, simbolo della lotta alla violenza, su cui era riportato il nome di una delle vittime di femminicidio dello scorso anno. Le spille sono state realizzate con il panno Casentino gentilmente donato dalla Tessilnova. Quindi, dopo i saluti istituzionali del Sindaco Giampaolo Tellini, si è entrati nel vivo dell’iniziativa.
È stata Nicol Giannini ha illustrare il senso e i contenuti dell’incontro. «La violenza di genere è un problema per la sanità pubblica, motivo per cui abbiamo scelto di affrontarlo in una giornata dedicata non solo alla prevenzione della violenza, ma anche alla prevenzione della salute, in particolare quella di genere. Quest’ultima ha l’obiettivo di sviluppare programmi di prevenzione mirati, poiché i fattori di rischio legati alle abitudini di vita variano in base al genere, che definisce la persona dal punto di vista culturale e sociale. La prevenzione della violenza di genere e della salute di genere condividono quindi due obiettivi fondamentali: promuovere il benessere collettivo e ridurre le disuguaglianze e le discriminazioni di genere».
Poi Paola Pompei ha proposto un’analisi sui cambiamenti che si sono verificati nella società nel corso del tempo. «Il femminismo è un fenomeno sociale: numeri troppo alti e trasversalità di ceti e classi sociali. Alla famiglia patriarcale, dopo 3.000 anni di storia, è succeduta la coppia, più invenzione del consumismo che evoluzione naturale, la famiglia che ne è risultata oggi è in una profonda crisi. Il maschile vive la sua più grande crisi dalla storia dell’umanità, con privilegi azzerati e spesso una mancanza di autorevolezza e autorità nei confronti dei figli. Bullismo, violenza giovanile e femminicidi hanno un unico filo conduttore».
Un’attenzione più legata all’aspetto della salute è stato presentato da Lucia Ridolfi, infermiera referente del Codice Rosa per il Pronto Soccorso del Casentino. «È importante avere un percorso di accesso al Pronto Soccorso riservato a tutte le vittime di violenza, in particolare donne, bambini e persone discriminate. Il percorso è attivo qualunque sia la modalità di accesso al servizio sanitario, sia essa in area di emergenza-urgenza, ambulatoriale o di degenza ordinaria, e prevede precise procedure di allerta e attivazione dei successivi percorsi territoriali, nell’ottica di un continuum assistenziale e di presa in carico globale. L’obiettivo è quello di fornire l’intervento più idoneo alla gestione del caso, in sinergia con Enti, Istituzioni e, in primis, con la rete territoriale del Centro Antiviolenza».
Portando poi la loro testimonianza, tre donne vittime di violenza domestica e stalking hanno presentato gli aspetti più critici della legislazione e le problematiche dei servizi ad oggi disponibili. In particolare, si è parlato del dispendio economico, della discriminazione sociale e della scarsa tutela che ricevono in seguito a denuncia, per cui spesso quest’ultima viene ritirata o addirittura mai presentata.
Sullo stesso tema l ’Avvocato penalista Eraldo Stefani ha sottolineato l’importanza di inquadrare la violenza di genere come un problema sociale e di comprendere gli strumenti giuridici attualmente a disposizione per contrastarla, evitando che essa si riproduca su altri piani o in altre forme di rapporti di potere e garantendo un supporto concreto a chi desidera intraprendere un percorso di fuoriuscita dalla violenza. Ha evidenziato come la magistratura abbia il dovere di tutelare i diritti dei cittadini e promuovere il benessere collettivo, mentre i professionisti del settore sono chiamati a sviluppare una sensibilità rinnovata e una competenza specifica nella gestione di tali casi.
Di prevenzione e promozione della salute ha poi parlato Renzo Paradisi. «I processi che consentono alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla, come attiene alla «Promozione della salute», cercano di rafforzare le competenze in modo diverso per donne e uomini e quindi in modo più appropriato per imparare a gestire autonomamente e responsabilmente la propria salute, mettendo in atto comportamenti salutari nel quotidiano e avendo maggiore influenza anche su altri fattori, come ad esempio le condizioni lavorative o ambientali. Allo stesso modo, anche la «Prevenzione» necessita di un orientamento specifico per donne e uomini. In particolare, per una maggiore appropriatezza dei percorsi preventivi è necessario porre attenzione alle differenze tra i generi nell’approccio ai determinanti di salute, quali gli stili di vita (fumo, alcol, attività fisica, alimentazione e peso corporeo)».
Parlare di prevenzione ha portato al tema delle vaccinazioni, grazie anche all’Ufficio Vaccinale della ASL di Bibbiena. L’attenzione è stata focalizzata sul Papilloma virus, intanto per ribadire che, dal 2017, la vaccinazione contro questo virus è gratuita anche per gli uomini. La famiglia dei Papilloma virus (circa 200 tipi) si trasmette principalmente per via sessuale e può provocare delle lesioni che, nella maggior parte dei casi, sono benigne, ma possono anche diventare maligne e degenerare in cancro. Nella maggioranza dei casi, le lesioni che degenerano in cancro sono quelle della cervice uterina; tuttavia, questo decorso può manifestarsi anche nell’uomo e determinare l’insorgenza di cancro orofaringeo, genitale o anale. Il motivo per cui questa vaccinazione è così importante, oltre alla prevenzione della trasmissione, è il suo potenziale nella prevenzione dell’insorgenza di cancro. Per aver accesso alla vaccinazione, ci si può rivolgere agli uffici vaccinali ASL o al proprio medico di base.
Si parla di genere, di diversità, quindi è importante trattare ogni ambito della sanità con pari attenzione. L’educazione sessuale è un tema cruciale per tutti, perché riguarda la riproduzione, ma soprattutto perché riguarda la salute pubblica, in quanto contribuisce alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e, in generale, all’educazione su un corretto approccio alla sessualità.
Con il suo intervento è tornata sul tema della violenza di genere Agnese Benini, Studentessa magistrale in Cooperazione Internazionale, che lavora attualmente al Centro antiviolenza «Sara di Pietrantonio», gestito dalla Casa delle Donne Lucha y Siesta a Roma. Ha introdotto il tema della violenza di genere e della prevenzione medica di genere inserendoli in un contesto socio-culturale che riflette il rapporto di potere tra uomini e donne. Il concetto di genere e patriarcato organizzano la nostra vita quotidiana e l’identità, mentre la violenza di genere, intesa come manifestazione di un potere maschile storico e culturale, si esprime in molteplici forme, non solo fisiche. Il Centro Antiviolenza lavora per interrompere questo ciclo, aiutando le donne a percorrere una strada di autodeterminazione e fuoriuscita dalla violenza.
Una violenza maschile contro le donne (sessuale, fisica, psicologica, economica) complessa, spesso difficile da riconoscere, e che non sempre sfocia in femminicidio. Molte donne restano intrappolate in relazioni tossiche, difficili da abbandonare. Il Centro, in quanto servizio territoriale, offre un ambiente di ascolto, senza giudizio, dove le donne possono comprendere meglio la loro situazione, valutare i rischi e intraprendere un percorso di uscita dalla violenza. Un cammino che inizia dalla consapevolezza di sé e trova forza nelle risorse interiori e nella rete di solidarietà femminista, riconoscendo che la violenza è un problema sociale. Nel Casentino, a Poppi, in Piazza del Risorgimento, è attivo uno sportello di ascolto che fa riferimento al centro antiviolenza ProntoDonna di Arezzo (0575 355053). Chi lascia anche solo un messaggio viene poi richiamata.
La giornata è stata quindi conclusa da Silvia Mariottini, studentessa di Giurisprudenza e militante politica, che ha proposto una riflessione collettiva sulle modalità con cui affrontare i temi proposti e su come queste possano cambiare radicalmente la percezione di questi e di tutte le problematiche ad essi legate: parlare di violenza, di rapporti di genere e di disparità non può creare divisioni e, se questo succede, significa che dipende dalla narrazione che se ne fa e da come li si decide di affrontare. Spesso si è parlato di questioni come queste con troppa superficialità e troppa poca profondità; il presupposto dell’analisi deve essere invece una conoscenza delle dinamiche sociali, politiche, giuridiche e psicologiche. Non sono sufficienti gli slogan, che oltretutto generano tendenzialmente incomprensioni; tutti possono esprimere un parere, ma solo chi conosce la materia può definire il fenomeno.
La percezione immediata per tutti, sfortunatamente quotidiana di questi argomenti, permette alla generalità di esprimere un’opinione al riguardo, ma c’è differenza tra il parere e il giudizio definitivo.